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La calda estate della Sapienza

Editoriale Uniriot – Si riaccende la protesta universitaria ma, come ben sappiamo, la storia non si ripresenta mai allo stesso modo. La facoltà di lettere e filosofia della Sapienza è in fermento ormai da una settimana. Casus belli: un consiglio di facoltà che il 23 giugno ha decretato il blocco degli esami, a partire dal 1 luglio, come forma di protesta contro il DDL Gelmini e la manovra finanziaria in approvazione al Senato.

Nervosismo e spaesamento sono state le passioni che hanno attanagliato lo stomaco degli studenti durante le prime ore. Contrarietà a sostenere forme di protesta che nuocciono esclusivamente agli studenti: non fare esami a luglio significa perdere una sessione, l’impossibilità di laurearsi e di partecipare ai bandi per le borse di studio.

Il 24 giugno una grande assemblea ha riaffermato la voglia di organizzare la protesta e il netto rifiuto al blocco degli esami. Un’assemblea che sta cercando di prendere in mano una situazione esplosiva che parla delle nostre vite e dei nostri desideri: voglia di partecipare che non si esprime solo con la vuota solidarietà, ma che prova, ancora una volta, a costruire una protesta che tenga assieme le varie componenti dell’università.

I ricercatori sono in mobilitazione ormai da 4 mesi e la stragrande maggioranza ha già deciso di non assecondare l’approvazione del DDL: dal prossimo autunno non svolgeranno alcun lavoro didattico, laddove lavorare senza essere pagati è ancor oggi una forma di schiavitù, e propongono il blocco dell’anno accademico. I professori si sono finalmente svegliati dal torpore che neanche l’Onda era riuscita ad intaccare in modo decisivo, ma ora che la spada di Damocle si sta per abbattere sulle loro teste l’urgenza si fa più tangibile, ovvero, anche la corporazione accademica fa le proprie mosse in risposta all’attacco del governo. Alcuni penseranno che questi non sono problemi che riguardano noi studenti: professori che non fanno esami, vuol dire soltanto che i baroni vogliono andare in vacanza in anticipo. Certamente la casta si mobilita quando i suoi benefici vengono intaccati, ma al contempo è necessario comprendere quali sono gli effetti devastanti del DDL e della finanziaria.

Infatti, se questi verranno approvati, il processo di distruzione dell’università sarà completo, dato che si daranno in maniera definitiva questi processi:

–        Eliminazione del corpo docente grazie al blocco del turn over, ovvero, ogni quattro professori ordinari che andranno in pensione sarà assunto solo 1 ricercatore. In particolare, le facoltà di Lettere, Filosofia e Scienze Umanistiche della Sapienza prevedono il pensionamento del 70% dei professori nei prossimi 3 anni)

–       Smantellamento totale del finanziamento per la ricerca: scompare la figura del ricercatore mentre prosegue senza sosta il definanziamento delle borse di dottorato,  lo smantellamento delle borse di studio, oltre ai sostegni alle tesi di ricerca all’estero. Un risultato che consentirà di studiare solo ed esclusivamente chi non ha bisogno di uno stipendio.

–        Chiusura di corsi di laurea, primi fra tutti quelli che prevedono l’insegnamento delle lingue straniere (saranno impartiti attraverso internet) e i corsi di II livello, inutili in un paese in cui il mercato della conoscenza non prevede reali competenze.

Dunque, il segnale lanciato dai professori non può che essere positivo nei contenuti, ma assolutamente privo di logica riguardo alle forme di protesta di cui si sono dotati: la reazione che ha come unico obiettivo quello di creare disagio deve individuare la giusta controparte se vuole essere efficace.

Nel frattempo continua la mobilitazione con la partecipazione di 500 studenti al Consiglio straordinario della facoltà di lettere che si è svolto ieri, l’occupazione del e scale del rettorato dove oggi si è svolta un’assemblea: momenti di discussione molto partecipata dove si è riaffermata la necessità di trovare forme di protesta che  non ledano gli studenti ma che siano in grado di rilanciare delle mobilitazioni, generalizzate e non corporative, contro la completa distruzione dell’università.

Un’estate mai così calda, mai cosi piena di mobilitazioni: oggi ancora in centinaia al rettorato, la prossima settimana sono previsti altri appuntamenti assembleari e di agitazione nelle facoltà (diversi consigli di facoltà hanno già annunciato il blocco del prossimo anno accademico): saranno le settimane e i mesi a venire a darci ancora la possibilità di rovesciare le decisioni imposte dal governo, con forza e rabbia, ma con la consapevolezza di essere davanti all’ultimo stadio: non possiamo permetterci altri sacrifici!

Isabella Pinto

Sapienza per l’autoriforma – Uniriot Roma

Posted in Approfondimenti e Analisi.