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Speciale welfare – 500 euro, possono bastare?

leggi l’approfondimento di uniriot.org

Le dichiarazioni di Brunetta di questi ultimi giorni hanno riaperto un dibattito su un tema fondamentale per il nostro paese, ovvero la questione sociale della precarietà giovanile. Per questo abbiamo deciso di aprire uno spazio di discussione e di approfondimento con l’intenzione di sperimentare una nuova forma di interazione e confronto (a partire dal sondaggio e dalla possibilità di contribuire al dibattito, inviando contributi via mail o pubblicandoli direttamente sul sito).

I giovani, gli studenti e i precari vivono da anni una condizione di precarietà che è paradigma stesso di tutti gli ambiti della vita, delle relazioni, del lavoro, dello studio. Non è una novità, per noi cresciuti a cocopro e tirocini, abituati alle stanze per studenti a 400 euro a posto letto e a non pagare il biglietto del tram per risparmiare, per dirne qualcuna. Abituati, ma non per questo remissivi. Anzi.

L’assenza di welfare, di reddito, di servizi qualificati per i giovani in questo paese se pure continua ad essere una questione inevasa da parte della politica istituzionale è al tempo stesso tema ineludibile: esploso nelle piazze e nelle università, nei mille luoghi del nuovo sfruttamento del lavoro precario o gratuito, il conflitto contro la precarietà e per il reddito ha aperto dentro la crisi, con il movimento dell’Onda in particolare una fase nuova: una fase che parte dalla consapevolezza diffusa della necessatà di nuovi ammortizzatori sociali, di un nuovo welfare,di un reddito per tutti.

La scommessa abbiamo cominciata a lanciarla nelle piazze, nella sperimentazione di generalizzazione degli scioperi e dei conflitti, nelle relazioni dentro il lavoro contemporaneo che è la nostra stessa vita, oggi messa a produzione. Adesso, raccogliendo l’invito, perfido e falso, del provocatorio Brunetta, noi rilanciamo.

Ovviamente, la polemica sui bamboccioni, non nuova da parte della classe politica più vecchia e incapace d’Europa, diventa funzionale ad un attacco provocatorio che ha come obiettivo da una parte quello di provocare uno scontro intergenerazionale (in un paese a bassissima crescita demografica) dall’altro di perpetrare un nuovo attacco ai sindacati, che spesso si pongono più il problema della difesa di vecchi (e insufficienti) diritti garantiti che non di conflitti per crearne di nuovi.

Il noto ministro ( incapace di rifarsi il letto, e di molto altro ancora) ha evidentemente molto poco a cuore la sorte dei giovani precari, dei non garantiti edei giovani più in generale, eppure sa che non può non discuterne, e gioca così la sua carta. Tanto, con la crisi, chi oserà prendere sul serio le sue provocazioni?

Beh, noi lo abbiamo fatto da anni, con serietà, in mezzo a tanti e diversi, abbiamo conosciuto il nostro, comune, desiderio di indipenzenda, autonomia, rifiuto della precarietà, intrecciato percorsi di conflitto, riappropriandoci di servizi, case, reclamando reddito. Ci prendiamo molto sul serio, e proprio perchè i bamboccioni ( come il ministro, per sua stessa affermazione) appartengono ad un altro universo rispetto alle migliaia di giovani costretti a casa dall’assenza di welfare, dalla precarietà lavorativa e dalla rendita dei palazzinari,prendiamo molto sul serio la proposta: ovviamente, senza togliere una lira dalle pensioni, noi vogliamo quei soldi.

Vogliamo discuterne, vogliamo capire, vogliamo confrontarci. Con i giovani, gli studenti, i precari. Con chi è come noi e con chi non lo è. Ma sopratutto, vogliamo continuare a dire che non pagare la crisi vuol dire reclamare reddito, per noi, per tutti, per i giovani e i meno giovani.

Brunetta, siamo sicuri che 500 euro possono bastare?

La redazione di uniriot.org        

Posted in Approfondimenti e Analisi.