da infoaut.org
Sono passati oramai 8 mesi dalla tre giorni di mobilitazione contro il G8 University Summit tenutasi a Torino il maggio scorso. Una tre giorni di assemblee, dibattiti, azioni, ed un corteo nazionale, quello del 19 maggio, che vide scendere in piazza 10mila studenti e precari provenienti da tutt’Italia. Volevamo contestare un G8 che si proponeva ipocritamente di discutere unilateralmente di sostenibilità globale e del nostro futuro, di proporre tamponi per le emorragie conseguenti ad una crisi che loro stessi hanno prodotto, nel fallimento totale delle politiche neo-liberiste implementate da tutta quella costellazione di summit dei padroni del mondo che non ci stancheremo mai di contestare, perchè illegittimi. E così abbiamo fatto anche a maggio: l’Onda vs l’insostenibile G8 dell’università. Durante le giornate di dibattito all’interno del Block G8 Building, la palazzina universitaria occupata in seguito alla decisione del rettore-dittatore Pelizzetti di chiudere Palazzo Nuovo, si è parlato di beni comuni e delle popolazioni che difendono i loro territori dalla devastazione ambientale, della crisi dell’università e delle trasformazioni agite su scala globale contro di essa, delle nuove lotte del lavoro cognitivo e delle esperienze di mobilitazioni studentesche che hanno attraversato tutt’Europa e non solo.
Il 6 luglio scorso, a un mese e mezzo dalla manifestazione del 19 maggio, come reazione alla rottura di piazza esercitata dall’Onda, è scattata l’operazione Rewind, spot promozionale voluto dal trio Magistratura-Governo-Questura, con la quale abbiamo visto scendere in campo "sua santità" procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, mito di cartapesta di una vuota sinistra forcaiola e giustizialista, espressione togata di quello che, tempo addietro, era il triste "Pci che si fa Stato". In un clima surreale (e ridicolo!) che evocava i fantasmi degli anni ’70, sono state propinate 21 misure cautelari contro gli studenti dell’Onda: arresti a Torino, Padova, Bologna, Milano e Napoli. Provvedimenti, più una sfilza di perquisizioni e denunce, che per alcuni hanno significato settimane di carcere, per altri obbligo di dimora e per altri ancora obbligo di firma (queste permangono tutt’ora). Misure repressive che non si sono fermate a luglio, ma col passare dei mesi e col proseguo delle indagini sono aumentate di numero; solo poche settimane fa, altre perquisizioni a Bologna e Genova. La repressione d’estate non è giunta solamente dopo uno straordinario No G8 torinese, ma anche in seguito ad un autunno scosso dagli studenti e dalle studentesse di un movimento, l’Onda Anomala, irrappresentabile e contagioso, che con la sua voglia di cambiamento ha dato non pochi problemi al governo per le sue contestate riforme, che ha gridato forte "noi la crisi non la paghiamo! noi la crisi ve la creiamo!".
Ma le manette di luglio hanno rappresentato anche una chiara intimidazione con finalità deterrenti, a pochi giorni dal G8 de L’Aquila e con alle porte un futuro quantomai incerto per il galoppare della crisi. Crisi della quale, ancora oggi, superato l’autunno e nonostante la propaganda del governo, paghiamo i costi. Lo testimoniano le centinaia di fabbriche che, una dopo l’altra, sono costrette a chiudere, con gli operai che occupano, salgono sui tetti e che si organizzano a resistere. Lo testimoniano le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese e l’estendersi della cassa integrazione e della disoccupazione. Lo testimoniano studenti e ricercatori che s’imbattono tra le macerie dell’università e che vedono ipotecato il loro futuro dal peso del debito e della precarietà. Lo testimoniano gli affanni e le ingiustizie subite dai migranti dentro la Fortezza Europa. Il quadro potremmo andare ancora ad allargarlo; imperversa la crisi, noi continuiamo a non voler pagare.
Le soggettività sedimentate durante l’Onda, attraversato tutto lo scorso anno di mobilitazione, oggi continuano a r-esistere non solo nelle università, ma anche agendo nelle metropoli all’interno dei movimenti, al fianco di coloro che lottano, rivendicando l’insopprimibile diritto di resistere alla crisi e di riappropriarsi di quel che viene negato. In 10mila il 19 maggio abbiamo rotto i divieti e siamo scesi in piazza forti e determinati nel respingere zone rosse e divieti. In 10mila il 19 maggio abbiamo voluto lanciare un segnale chiaro: vogliamo riprenderci il nostro futuro, non sarete voi a determinarlo. La potenza del conflitto contro un summit mandato in crisi, travolto dall’Onda. L’avevamo promesso, l’abbiamo fatto, tutti assieme, non ci sono buoni e cattivi. L’operazione è stata chiamata Rewind, tradotto: "riavvolgere", "tornare indietro". Ma indietro non si torna: ai santoni dell’inquisizione, nuovamente, dopo la straordinaria ondata di mobilitazioni contro gli arresti in tutte le città d’Italia di luglio, non possiamo che ribadire che hanno fallito ancora, non sono riusciti a intimidirci e ne ci riusciranno con il processo al via. Per noi quella del 19 maggio è stata e continuerà ad essere un’Onda Perfetta! Con questo spirito ci saremo anche il 24 febbraio, al fianco dei nostri compagni sotto processo, fuori al Palagiustizia di Torino, perchè non ci avete fermato, ne ci riuscirete: l’Onda non si arresta.
Onda Anomala Torino