di Giacomo Ficarelli*
Tra aprile e maggio scorso studenti, studentesse, precari, precarie, docenti, psichiatri e operatori nel campo della salute mentale hanno dato vita, presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Perugia, ad un ciclo di seminari di autoformazione sul tema della Psichiatria e della Devianza.
I seminari hanno visto alternarsi lezioni frontali tenute da professori, relazioni di studenti, dottorandi o partecipanti esterni e incontri con operatori o utenti nel campo della salute mentale.
Nel complesso il corso è stato attraversato da più di cento persone e una quarantina hanno ottenuto un credito, cosa che permetterà loro di evitare, almeno in parte, di evitare qualche stage non retribuito, che è una forma di sfruttamento legalizzata.
Ha riscosso interesse la formula che prevedeva una continuità con le abitudini universitarie, le lezioni frontali, ma anche le rompeva, introducendo elementi nuovi, come le relazioni autoprodotte oppure l’entrata in scena di soggetti esterni all’università.
Da tempo si prova a informare la città sulla situazione dell’università, dell’importanza del fatto che questa rimanga un luogo libero, aperto e di massa e non un feudo controllato da confindustria, e l’unico modo possibile per coinvolgere l’esterno è collaborare, costruendo un’interrelazione continua tra il dentro e il fuori.
Oltre alla questione della sofferenza mentale, declinata sempre con un taglio scientifico-politico, attento a comprendere dunque l’utilizzo sociale e isituzionale che ne viene fatto, è stata dedicata molta attenzione al contesto in cui ci troviamo oggi: dalla sanità, in dismissione e da ripensare come bene comune alla forte tendenza neoliberista che sta distruggendo i confini tra pubblico e privato, alla torsione repressiva in atto in tutto il paese.
Più volte si è ritornati sul nesso politiche securitarie/devianza/diritti individuali, richiamando i recenti arresti di tre giovani in Piazza IV Novembre: un esempio eclatante di liberticidio possibile solo all’interno del quadro ideologico securitario in cui la sicurezza viene declinata nei termini esclusivi di controllo, chiusura degli spazi e segregazione dei corpi.
Parlando di autoformazione si parla dunque di politica: politica la scelta del tema, la psichiatria, politiche le forme organizzative che hanno visto come soggetti principali studentesse e studenti, politica la volontà di aprire l’università a soggetti diversi sottraendola all’esilio sociale cui pare condannata, politica la volontà di gestire in maniera autonoma la propria vita universitaria, dando l’avvio a quell’autoriforma di cui si parla da tempo, politica la volontà di recuperare i propri spazi di vita all’interno dell’università anche facendo propri e risignificando i detestati crediti formativi, politica la volontà di deistituzionalizzare l’università rendendola un luogo vivibile e non un’alienante esperienza da passare tra burocrazia, crediti, superficialità diffuse e disinteresse.
* studente dell’onda perugia