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Scuola, questione di elite?

(da unimagazine.it) E’ di qualche giorno fa la notizia, che ha sconvolto il mondo scolastico nonché quello politico, dell’abbandono della scuola da parte di un ragazzo diciassettenne di Rovereto, motivazione “dare una mano alla famiglia”. Ebbene si, la crisi economica non influisce solo sul tenore di vita degli italiani, ma anche sugli abbandoni scolastici; infatti lo studente, definito "modello" dalla stessa preside dell’istituto, ha lasciato la scuola proprio per cercare un impiego dopo il licenziamento del padre.

Uno slancio di responsabilità e di maturità certo ma fin troppo per un ragazzo di quell’età. Il giovane ha semplicemente pensato, e giustificato poi la sua decisione, che sarebbe stato più facile per lui che per suo padre, non più giovanissimo, trovare un nuovo impiego anche se in nero. La storia sarebbe rimasta nell’ombra se la preside dell’istituto tecnico, Flavia Andreatta, non avesse reso pubblico tutto. Sia quest’ultima che i genitori del ragazzo hanno cercato di convincerlo a tornare tra i banchi di scuola, anche grazie alle promesse di aiuto e sostegno che subito sono arrivate dal Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, dal comune e dalla scuola stessa, ma il ragazzo per ora rimane fermo nelle sue intenzioni.

La sensibilità del ragazzo nei confronti della situazione e dei genitori di certo gli fa onore, ma è inaccettabile secondo l’Assessore alla Provincia autonoma di Trento Marta Dalmaso, che un ragazzo debba rinunciare alla propria istruzione per sostenere l’economia familiare. Inoltre l’iniziativa del ragazzo non è proprio un buon esempio da seguire, anzi potrebbe trasmettere un segnale non positivo, ossia che studiare è una possibilità per pochi benestanti.

Diamo allora un’ occhiata ai numeri; dal Rapporto Annuale emerge che tra i 14 e i 17 anni abbandona il 5,4%, ossia ben 126 ragazzi al di fuori di qualsiasi percorso di istruzione e formazione. Il picco si ha nelle%2

Posted in Rassegna Stampa.