Alla Sapienza la protesta non si ferma. “Il ministro cambi la riforma”. Il direttore di Fisica: “Se non terranno le lezioni, a rischio l’anno accademico”
di LAURA MARI
Nessun passo indietro. La protesta dei ricercatori va avanti ad oltranza. E il rischio, sempre più reale, è che il 28 settembre vengano bloccate tutte le lezioni del dipartimento di Fisica dell’università La Sapienza. Niente corsi né esperimenti scientifici nelle aule e nei laboratori frequentati all’inizio del ‘900 anche da Enrico Fermi. Venerdì scorso, infatti, i ricercatori del dipartimento hanno rinnovato all’unanimità l’adesione alla protesta contro la riforma Gelmini, ribadendo dunque la loro indisponibilità ad insegnare.
“Finché non ci saranno modifiche dei contenuti del disegno di legge della Gelmini, che penalizza fortemente i ricercatori – sottolinea Marco Merafina, coordinatore nazionale dei ricercatori universitari – non terremo più lezioni e lo ribadiremo nei prossimi giorni in un documento unitario”. Una posizione, quella dei ricercatori del dipartimento di Fisica della Sapienza, che potrebbe essere appoggiata anche da quelli di altre facoltà, sia a Roma che nel resto del Paese. Proprio nel primo ateneo capitolino, infatti, il 24 settembre si terrà l’assemblea nazionale dei ricercatori.
Intanto, al dipartimento di Fisica questa settimana si terranno una serie di incontri organizzativi per capire se davvero, mancando la disponibilità a insegnare dei ricercatori, ci sono i presupposti per avviare un nuovo anno accademico. “Diminuendo il numero dei docenti – fa sapere Giancarlo Ruocco, direttore del dipartimento di Fisica della Sapienza – saremo costretti ad aumentare il numero di studenti per ogni corso. Il che, ovviamente, comporterebbe un abbassamento della qualità dell’insegnamento”. Le direttive ministeriali, infatti, prevedono che ogni corso di Fisica abbia un massimo di 75 studenti per aula.
“Accorpando invece i vari corsi per mancanza di docenti – spiega Ruocco – il numero di ragazzi per aula sarebbe di almeno un centinaio. Insomma, tutta l’organizzazione dei corsi del dipartimento di Fisica si regge su un’impalcatura che prevede la presenza dei ricercatori nell’organico degli insegnati. Se viene a mancare questo presupposto – prosegue il direttore Ruocco – crolla lo schema e di sicuro non è nostra intenzione trovare soluzioni che penalizzino gli allievi e la qualità dell’insegnamento”.
Dunque, l’ipotesi più caldeggiata è di sospendere le lezioni e sostenere la protesta dei ricercatori. “Ma la decisione definitiva sarà presa in accordo anche con le altre facoltà di Scienze – conclude il direttore di Fisica, Giancarlo Ruocco – l’unica certezza al momento è che non intendiamo avviare un anno accademico zoppicante, con scarsa qualità didattica, pochi docenti e assenza di ricercatori, che sono una risorsa importante di questo dipartimento”.