PERUGIA – Una cinquantina di studenti e studentesse, precari e precarie dell’Onda hanno ricominciato a far sentire la propria voce.
Dopo essersi ritrovati alle 10 davanti alla facoltà di Scienze Politiche hanno fatto partire un corteo di proteste rumoroso e colorato che è passato attraverso le facoltà di Economia, Scienze Politiche e Giurisprudenza ed i dipartimenti di Matematica e Fisica. La mobilitazione si è poi conclusa con un’assemblea nella facoltà di Scienze della Formazione.
Al grido di “Noi la crisi non la paghiamo”, i manifestanti hanno messo l’accento su come i tagli ministeriali previsti dalla Legge 133/08 danneggino l’università pubblica e, soprattutto, ricadano interamente sulle spalle di studenti, precari e delle loro famiglie.
Sono chiari esempi di queste dinamiche l’ aumento delle tasse universitarie, la diminuzione delle borse di studio per i meritevoli e delle borse di dottorato per i neolaureati, il peggioramento dei servizi.
“Ma se la scusante dei tagli ministeriali – dice Andrea – è la situazione di crisi economica generale e la pessima gestione dell’istituzione universitaria italiana, perché dobbiamo essere noi studenti e precari ad essere sacrificati? Non siamo stati noi a produrre la crisi non siamo noi i responsabili della cattiva gestione dell’università. Anzi siamo esclusi e tenuti all’oscuro delle decisioni prese dagli organi gestionali. I verbali delle sedute del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione e i bilanci dell’Ateneo non sono visibili nemmeno a noi studenti. Inoltre, i rappresentanti degli studenti in tali organi non informano mai gli altri delle decisioni che verranno prese. E si limitano ad assemblee informative o a proteste di carta solo a fatto compiuto.”
Alla manifestazione quest’oggi non c’erano solo studenti vicini alla laurea o precari di lungo corso. C’era anche Francesca, che quest’anno ha cambiato facoltà e si è iscritta al primo anno di Scienze Politiche: “Rispetto all’anno scorso ho pagato molte più tasse. Mi sono trovata a partecipare all’assemblea dell’Onda non spontaneamente, memore della mia esperienza al liceo, quando alle assemblee andavo per non fare lezione. Ma rispetto ad allora mi sento più cosciente. Pago tanto e poi non ho neanche la possibilità di utilizzare le aule dell’Ateneo come luogo per poter socializzare e discutere con gli altri studenti della nostro presente e dei nostri progetti.
Sono indignata dalla mancanza di interesse che tanti ragazzi della mia età hanno dimostrato nei confronti di questi temi che dovrebbero toccare tutti. Oggi, durante il corteo, siamo entrati in aule piene di studenti. E, nonostante parlassimo loro di tasse aumentate e servizi diminuiti, pochi ci seguivano. Addirittura in alcuni casi i professori hanno spronato i loro studenti a seguirci senza ottenere risultato.
Quella di oggi è stata, probabilmente, solo la prima manifestazione cui parteciperò. Spero in futuro in un interessamento maggiore da parte degli studenti. Ma mi chiedo:
Quanto bisogna togliere loro perché si sveglino e prendano coscienza della loro situazione e dei loro diritti?”