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CORREZIONI E RIFLESSIONI PT. 2- ARTICOLO DI RISPOSTA ALL’ ARTICOLO USCITO A PAGINA 17 SUL CORRIERE DELL’UMBRIA DI DOMENICA 11 APRILE 2010

leggi la prima parte

di Valeria Pierini

NB: Scritto da testimoni reali dell’accaduto.

“UN’ ARTICOLO DI CRONACA NON PUò ESSERE UN COMMENTO DA EDITORIALE”

Ecco i punti che contestiamo:
(testuali parole) “Non si capisce cosa sia successo ma pare che uno dei giovani a cui erano stati chiesti i documenti durante il controllo abbia reagito in maniera non adeguata alla situazione.”
Se non si capisce cosa è successo come si fa a dire che il giovane ha reagito in maniera non adeguata?
I ragazzi non hanno aggredito gli agenti che non si sono identificati (erano in borghese).
I ragazzi hanno semplicemente chiesto spiegazioni in merito alla richiesta degli agenti e l’dientificazione da parte degli stessi.

(Testuali parole): “sta di fatto che si sarebbe creato un battibecco poi alla fine, per chiarire il tutto lontano dalla ressa che si era creata in loco, due giovani sarebbero stati portati via.
I ragazzi erano tre.
Gli agenti hanno provveduto con spintoni e minaccie nonchè manganellate ad “accompagnare” (?!) i giovani nelle volanti e poi in questura, non appena hanno chiesto spiegazioni e l’dentificazione da parte degli agenti-legittime ed umane.

(Testuali parole):..così si sono create varie correnti di pensiero per cui i presenti hanno assistito a scene di panico, a dibattiti e a vari commenti più o meno felici.
“Le correnti di pensiero” si creano ad ogni accaduto ma non ci sembra questa la sede per redigere un’articolo sommario.
I presenti (giovani, famiglie a passeggio) erano tutti scioccati da quanto visto: gli agenti hanno risposto alle domande dei giovani arrestandoli con minaccie spintoni e manganellate. La resistenza opposta dai ragazzi è stata resistenza passiva e non violenta.

(Testuali parole): “ora è come se avendo dato la possibilità di stare alzati fino all’alba, si costringessero i piccoli ad andare a letto dopo Carosello.
Nessuno può darealle persone la possibilità di vivere la città fino a notte fonda.
Uscire fino a tarda notte non vuol dire essere criminali. Il centro è vissuto da gente di tutte le età e le estrazioni sociali. Un popolo che vive la notte onestamente non è un criminale e non è criminale chi gli permette di farlo. Vivere gli spazi urbani ONESTAMENTE è un diritto di tutti.
Mettendo divieti e coprifuochi la città si svuota ma non si rende sicura-anzi si fa si che i comportamente devianti siano reiterati ancora e forse anche peggio.
Un centro come Perugia non può permettersi di venire svuotato di quella socialità genuina che caratterizza le città vive e contemporanee.
Una volta le piazze erano un ritrovo per le persone e un centro di socialità e culturalità, non spazi dove attuare forme repressivi fuorivianti dai veri problemi o spazi per allestire palchi milionari.
Non ci piace che un’articolo di cronaca tiri sommarie conclusioni confacenti-tra l’altro- il clima di repressione e di “buonpensare qualunquista” che i giornali stessi continuano ad alimentare.

E’ alla luce di tali motivi che abbiamo scelto di scrivere questa rettifica con le nostre opinioni di seguito.

Posted in 10 Aprile a Perugia. Storia di arresti e deliri securitari.