L’Università degli Studi di Perugia pare ormai ben avviata a trasformarsi adeguandosi all’idea di Ateneo sottesa alle riforme varate in maniera bipartisan dai governi degli ultimi venti anni, che da parte loro rispondono al progetto europeo del Processo di Bologna.
Esemplare è l’incontro – tenutosi a Perugia l’11 gennaio – tra Francesco Bistoni, presente in qualità di Presidente dell’Associazione Università per l’Umbria, Umbro Bernardini, presidente dei confindustriali umbri, e le autorità locali, nella persona del sindaco Wladimiro Boccali; oggetto della discussione sono le risorse da destinare all’Università.
La gioia è palpabile: Bernardini non nasconde la soddisfazione di vedere l’Università alle prese con pareggi di bilancio e investimenti, Bistoni non nasconde la soddisfazione di trovare negli industriali un bacino di finanziamento.
L’idea di Università sostenuta dai vari Bernardini e Gelmini – con la benedizione dei Bistoni di tutto il Paese – è quella di un luogo in cui il privato possa usufruire e rendere profittevole, tramite diversi dispositivi, l’università pubblica e del sapere in genere.
“Sarà il privato contento di vedere il pubblico parassitario finalmente alle prese con il dio mercato”, qualcuno avrà pensato. Ed, invece, no. Ecco Bernardini dire apertamente che le aziende già da tempo usufruiscono delle ‘consulenze’ degli universitari ed affermare che l’università d’ora in poi dovrà fornire alle aziende solo i prodotti che il mercato richiede.
Un’industria della ceramica produce tazze del water. L’università produrrà studenti e precari. Con soldi in parte pubblici, ma con profitti interamente dei privati che potranno avvalersi a prezzi competitivi (per usare un eufemismo) dei servigi degli studenti e dei precari della ricerca.
Addio libertà di ricerca, libertà del sapere. Ogni azione di precari e studenti verrà subordinata al criterio dell’azienda: dovrà essere un buon prodotto, un buon tassello che l’università inserirà nel fantastico mondo di Confindustria.
Un altro esempio di come il processo di pesante infiltrazione del privato sia già avviato da tempo è il fatto che l’Università di Perugina, con dei finanziamenti Eni, abbia aperto un Corso in Geologia degli Idrocarburi, nel momento stesso in cui la Facoltà di Lettere e Filosofia non istituisce alcun Corso di Laurea in Storia.
Proviamo a pensare alle prospettive che offre questa situazione fatta di tagli, privatizzazioni, concezione dello studente solamente in termini di ‘prodotto’, distruzione dell’Università come luogo del sapere senza condizione e il suo conseguente asservimento totale all’ideologia del lavoro e del mercato.
In primo luogo pare ragionevole pensare che solo le Facoltà produttive potranno sopravvivere. In secondo luogo l’Università sarà verosimilmente strutturata dall’interno secondo i voleri dei privati. Lo studente poi non potrà più vivere l’università come luogo di apprendimento critico, ma vi troverà solo corsi e crediti che possano essere finalizzati al suo futuro sfruttamento o, essendo un prodotto, al suo uso.
Tale progetto di funzionalizzazione delle istituzioni della formazione e dei discenti alla sfera economica si estende anche alle scuole superiori.
A Terni la Consulta Provinciale degli Studenti denuncia la mancanza di strutture adatte ad accogliere le assemblee di istituto, l’accorpamento arbitrario degli Istituti, l’autonomia quasi illimitata concessa ai dirigenti scolastici. Ne deriva una situazione in cui – anche nel caso di un totale appoggio dei presidi – gli studenti, dislocati in varie sedi nessuna delle quali è in grado di accoglierli tutti, dovrebbero incontrarsi al bar.
La Consulta Provinciale degli Studenti è ostacolata da dirigenze scolastiche che talora negano la partecipazione degli studenti ai comitati di base o rifiutano di riconoscere l’organo di garanzia della consulta: gli studenti ternani allora si autorganizzano e nel settembre 2009 nasce il Collettivo Studentesco. Il collettivo è lo strumento che gli studenti utilizzanp per recuperare gli spazi vitali del confronto democratico e di aggregazione che la scuola – impegnata a fornire nozioni immediatamente spendibili – non gli concede. Dove i corsi di recupero diventano a pagamento, si organizzano corsi di tutoraggio; di fronte all’eliminazione delle attività extrascolastiche a causa della mancanza di fondi e della volontà delle dirigenze scolastiche, gli studenti recuperano negli spazi del Centro Sociale Germinal Cimarelli la possibilità di un confronto che consenta loro di elaborare proposte e soluzioni comuni.
Giacomo Ficarelli (studente onda perugia)