da infoaut.org
I semi gettati dall’ Onda Anomala dell’autunno 2008 continuano a germogliare e a generare resistenza e opposizione ai dispositivi Tremonti-Gelmini dimostrando che il movimento "No Gelmini" ha messo radici profonde in tutti i segmenti della formazione. La chiusura dell’anno scolastico ha portato al centro della mobilitazione lo sciopero degli scrutini indetto dai sindacati di base per le giornate del 14 e 15 giugno.
Si è trattato di una forma di lotta che, pur con intensità di adesione variabile, ha realizzato un’estensione dell’agitazione su tutto il territorio nazionale con risultati che sono andati oltre le più ottimistiche previsioni.
La cifra di 25.000 scrutini bloccati ,formulata da Piero Bernocchi ,portavoce dei Cobas, ci restituisce la realtà di una mobilitazione che si è estesa oltre i confini degli aderenti ai sindacati di base coinvolgendo lavoratori non sindacalizzati e indubbiamente anche aderenti alla Flc-Cgil Scuola che pure, attraverso il Segretario Pantaleo, aveva invitato gli iscritti a non aderire ad uno sciopero ritenuto "inutile" e "impopolare". La multiformità e la diffusione capillare delle iniziative rende difficile tracciare un quadro generale ed omogeneo del movimento ; l’unica sintesi possibile è quella che ne evidenzia la ricchezza, la creatività, la partecipazione.
Il significato politico più profondo che va afferrrato sta nella capacità delle iniziative di essere uscite dalle scuole portando lo sciopero nelle piazze ,nelle strade, nei presidi davanti alle sedi del Miur, di aver trovato a livello di esposizione mediatica ( striscioni al Colosseo, alla Mole Antonelliana) le forme per ribadire quanto vive nel corpo del mondo della scuola ,cioè il rifiuto dell’azione demolitrice di beni comuni quali sono il sapere e la formazione. L’intelligenza della mobilitazione va però letta nel non aver guardato solamente al momento spettacolare e all’uso degli strumenti mediatici ma,al contrario, di aver privilegiato l’azione nei posti di lavoro individuando come interlocutori i lavoratori della conoscenza, gli studenti, i genitori e rivolgendosi alla società tutta. Altrettanto carica di una valenza politica significativa è stata l’iniziativa di predisporre nelle scuole Casse di Resistenza per far fronte alle trattenute salariali degli insegnanti scioperanti.
A motivare ulteriormente l’adesione allo sciopero è stata indubbiamente la consapevolezza da parte del proletariato cognitivo della formazione che sarà chiamato a pagare pesantemente i costi di una crisi che viene scaricata sulle spalle di una scuola già impoverita da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni.
Alla cancellazione di 41.000 posti di lavoro che si tradurranno nell’espulsione dei soggetti precari della scuola,già messi in conto dalla legge 133 voluta da Tremonti nel 2008, si sommano i provvedimenti della legge Finanziaria in discussione che andrà a sottrarre, nell’intero arco lavorativo, fra i 30 e i 45 mila euro dalle tasche dei lavoratori della scuola a causa del blocco degli scatti di anzianita’.
A questo vanno aggiunte le migliaia di euro persi ogni anno per il blocco dei contratti e, per le donne, l’allungamento dell’età pensionabile a 65 anni.
Le mobilitazioni di primavera ci rimandano l’immagine di un mondo della formazione vivo, non piegato dall’asprezza dell’attacco che gli viene rivolto, per nulla pacificato. E’ la fotografia di una realtà che sta già preparando le lotte dell’autunno che andranno ancora a contrastare la compressione del reddito di chi lavora , l’espulsione dei soggetti precari , il declassamento della qualità della formazione , la selezione e la scomposizione preventiva del futuro proletariato cognitivo.
Intanto il prossimo appuntamento,per tutti, è per il 25 GIUGNO, GIORNO DELLO SCIOPERO GENERALE.