da pisanotizie.it
Ieri i ricercatori insieme ad alcuni docenti e una parte dei rappresentanti degli studenti hanno fatto mancare il numero legale durante il Consiglio di Facoltà che doveva approvare il provvedimento. Il coordinamento dei ricercatori: “Ribadiamo la nostra indisponibilità a svolgere qualunque attività didattica al di fuori di quella prevista”
E dopo il rinvio delle lezioni e degli esami a Scienze Politiche arriva una clamorosa protesta anche dalla Facoltà di Ingegneria, dove è saltata l’approvazione delle programmazione didattica. La cosa era nell’aria già da giorni e ieri un ampio fronte composto da ricercatori, docenti e rappresentanti degli studenti della Facoltà in via Diotisalvi ha volutamente dato un forte segnale contro i provvedimenti contenuti nel DDL Gelmini e i tagli all’Università pubblica.
Nella giornata di ieri, infatti, come forma di protesta contro i provvedimenti legislativi in materia di Università proposti dal Governo, i Ricercatori insieme a diversi Professori Associati, alcuni Professori Ordinari ed una parte dei rappresentanti degli Studenti hanno fatto mancare il numero legale durante il Consiglio di Facoltà di Ingegneria riunito per approvare la programmazione didattica per il prossimo anno accademico, facendo saltare così la seduta e l’approvazione del provvedimento.
Prima di abbandonare l’Aula chiedendo la verifica del numero legale, i Ricercatori hanno letto un documento, sottoscritto insieme con docenti e studenti, in cui hanno espresso “forte preoccupazione per gli effetti dei provvedimenti legislativi approvati (L. 133/2009 e L. 210/2010 di conversione del DL 31 maggio 2010 n.78) o in discussione (DdL 1905) mettendo in rilievo la loro gravità per il mondo accademico.
In particolare si mettono in evidenza alcuni punti critici: “La cospicua compressione dei finanziamenti al Sistema Universitario Nazionale e per il Diritto allo Studio; l’ulteriore riduzione delle assunzioni per i prossimi anni; la soppressione delle progressioni stipendiali per il triennio 2011-2013; l’errata visione del sistema universitario come luogo di sperperi e di vizi e pertanto da riformare con norme centralistiche e minuziose per ridurre al minimo gli spazi di autonomia; la mortificazione delle prospettive di ricerca e didattica dei docenti e dei ricercatori”.
Da coloro che quotidianamente portano avanti la didattica e la ricerca nella Facoltà di Ingegneria non arrivano però solo critiche, ma vengono avanzate anche alcune richieste ben precise, come si legge nel documento distribuito durante il Consiglio di Facoltà: “L’impegno, all’interno della prossima legge Finanziaria, per un consistente aumento dei finanziamenti al Sistema Universitario Nazionale; l’esenzione dal blocco triennale degli scatti stipendiali (art. 9 comma 22 del DL 78/2010) del personale ricercatore e docente; la disponibilità ad apportare modifiche sostanziali al DdL Gelmini attualmente in discussione alla Camera dei Deputati”.
Da parte dei ricercatori della Facoltà di Ingegneria, però, questo è solo un primo passo: “Ci stiamo coordinando anche con i colleghi di altre Università per attuare analoghe forme di protesta, sottoporremo i suddetti punti ai principali interlocutori accademici (CUN, CRUI e MIUR) al fine di aprire una discussione su quanto proposto”.
“In attesa di un riscontro significativo – concludono i ricercatori – che faccia intravedere una soluzione concreta sui problemi sollevati, ribadiamo la nostra indisponibilità a svolgere qualunque attività didattica al di fuori di quella prevista secondo la normativa vigente e ci asterremo dalla partecipazione agli organi collegiali non obbligatori. Invitiamo inoltre le altre componenti universitarie (Prof. Ordinari, Prof. Associati e personale non strutturato) a sostenere la protesta, rinunciando a farsi carico dell’attività didattica non svolta dai ricercatori”.
E con i ricercatori si sono schierati anche i rappresentanti degli studenti in Consiglio di Facoltà della lista studentesca “Sinistra Per” che da anni porta avanti la mobilitazione contro questa “controriforma dell’università pubblica italiana, a costo zero, fatta di tagli al fondo di finanziamento ordinario per oltre un miliardo di euro; una riforma silenziosa che sta mettendo in ginocchio l’università, a scapito della qualità della didattica e della ricerca”.
“Ci siamo assunti la responsabilità anche noi – spiegano gli studenti – di abbandonare il Consiglio di Facoltà, che aveva come punto all’ordine del giorno l’approvazione della programmazione didattica, facendo mancare il numero legale e rimandando ogni decisione a una nuova convocazione del Consiglio per dare un messaggio forte a chi ci governa, in quanto pensiamo che l’università debba essere finanziata e non umiliata come è stato fatto in questi ultimi anni. Questo comporterà uno slittamento dell’inizio delle lezioni che solo chi non sa’ guardare lontano può interpretare come una lesione dell’interesse degli studenti”.
“Ci siamo sempre distinti – concludono da Sinistra Per – per una rappresentanza attiva degli studenti attuali e futuri, un piccolo disagio per chi studia oggi potrebbe essere un grande regalo per coloro ai quali avremo garantito il diritto allo studio domani”.
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