La protesta dei ricercatori: nessuno all’appello per il corso di analisi ad Architettura. Deserto anche il bando per le 1.500 ore di didattica ad Economia Roda: senza risorse per assumere professori
di OTTAVIA GIUSTETTI
Non uno dei 36 docenti che servono per attivare le esercitazioni del corso di Analisi I, sarà presente all’appello del 12 ottobre ad Architettura, dove la protesta dei ricercatori ha raggiunto adesioni vicine al 100 per cento. Nessun professore ha risposto al bando della Facoltà di Economia per coprire le 1500 ore di didattica che restano scoperte. A Lettere, Psicologia, Medicina Veterinaria, Scienze della Formazione, Scienze, mancheranno dal 70 al 90 per cento dei ricercatori che normalmente sono titolari di corsi e che oggi, ufficialmente, chiedono un nuovo rinvio dell’inizio delle lezioni. Rinvio o addirittura stop. “La situazione in alcune facoltà, come Architettura, è irrecuperabile – dice Danilo Bazzanella, matematico, referente di ateneo per la Rete 29 aprile (la rete nazionale di protesta dei ricercatori) – non saranno bandite cattedre perché non ci sono soldi e tutti gli interni hanno dato forfait”.
All’inizio delle lezioni mancherebbero due settimane o poco più e ancora né il Politecnico né l’Università, sanno come risolvere il problema della mancanza di docenti. Non si sa come, e da chi, saranno tenuti quei corsi che fino al 2009/2010 erano tenuti dai ricercatori. E se i corsi dovessero essere attivati ugualmente, le classi dei primi anni saranno così affollate che il Politecnico dovrà dirottare gli studenti nelle aule dell’Alenia e cominciare a far lezione anche di sabato. Trascinati dall’onda di protesta nazionale, e loro stessi trascinatori della mobilitazione, i ricercatori torinesi cavalcano il sogno di paralizzare davvero gli atenei per quest’anno e dare un forte segnale politico di contrarietà alla riforma dell’Università che è ora all’esame della Camera e che dovrebbe diventare legge entro la fine dell’anno.
Ieri mattina, al Politecnico, si è riunita la prima assemblea dei ricercatori del dopo-estate e i conti finali dicono che nelle tre facoltà di Ingegneria, i docenti che per la nuova legge non esisteranno più, escono un po’ con le “ossa rotte” dalla trattativa con presidi e ordinari, e accettano le condizioni dell’ateneo pur di non perdere la titolarità della cattedra (la non disponibilità ufficiale a tenere corsi per quest’anno è arrivata dal 20 per cento o poco più), mentre ad Architettura, complice anche la solidarietà di molti docenti, non ci sarà praticamente nessun ricercatore a salire in cattedra quest’anno.
L’Università, invece, non ha ancora sotto mano i dati ufficiali delle adesioni alla protesta ma spera di tamponare accorpando molti corsi o dirottando docenti di aree affini su quelli rimasti vacanti. “Per quel che sappiamo le adesioni dovrebbero essere un po’ meno rispetto a quelle di luglio scorso – dice Sergio Roda, prorettore dell’Università – ma la realtà è che devono ancora iniziare a riunirsi i consigli di facoltà per sapere i dati ufficiali. Certo vedo poco probabile che si affidino i corsi a docenti esterni per quest’anno, l’ateneo non avrebbe i soldi per pagare altri professori”.