All’università un miliardo di euro e al governo la speranza di durare un giorno in più.
di Roberto Ciccarelli
All’università  un miliardo di euro e al governo la speranza di durare un giorno in  più. Il colpo di teatro che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha  riservato ieri alla fine del consiglio dei ministri permetterà una  rapida approvazione alla Camera della riforma Gelmini venerdì 26  novembre. Il profilo «riformista» del governo verrà così rispolverato,  dimenticando i recenti capitomboli del disegno di legge nella  commissione cultura di Montecitorio.
«È  una delle vittorie di Gianfranco Fini – sostiene il relatore del Ddl al  Senato Giuseppe Valditara – e agevolerà il passaggio della riforma alla  Camera». Tremonti, in realtà, ha colto in contropiede i finiani che in  commissione bilancio hanno difeso con i denti un emendamento di 270  milioni triennali destinati alla promozione dei ricercatori a professori  associati. «Perchè prevedere 270 milioni di euro – ha sottolineato, non  senza malizia, Tremonti – quando si può avere un miliardo in modo  lineare?». È una buona domanda, anche perché fino a ieri tutti – finiani  inclusi – credevano che le risorse per il fondo di finanziamento  ordinario (Ffo) dell’università sarebbero state stanziate nel  Milleproroghe e non nella legge di stabilità. Lo aveva assicurato  Tremonti non più di due settimane fa, facendo saltare la discussione sul  Ddl alla Camera il 14 ottobre.
Questo repentino cambio di scenario,  dovuto ai tempi della crisi politica, ristabilirà la pace con la  Conferenza dei Rettori (Crui) che ha chiesto un miliardo per garantire  l’ordinaria amministrazione. E permetterà al ministro Gelmini di  riprendere fiato dopo un mese difficile. Non bisogna tuttavia  dimenticare che nel 2009 per gli atenei erano stanziati 1,3 miliardi.  Dunque il miliardo che Fli e la coppia Gelmini-Tremonti si contenderanno  sul tavolo del governo nelle prossime settimane produce un taglio netto  di 316 milioni rispetto all’anno scorso. Questa cifra non servirà a  finanziare la riforma annunciata. «Inoltre, nel 2011 è previsto un  taglio delle risorse del 15% rispetto al 2009 – ricorda il rettore  dell’università di Firenze Alberto Tesi – qualunque idea di riforma  perde concretezza e minaccia il ruolo e la missione dell’università  pubblica».
Il poker finanziario che il ministro dell’Economia  continua a servire in solitudine, e in maniera discrezionale, terrà  ancora a lungo in ostaggio l’università. Dopo avere deciso che la  finanziaria non sarà più tabellare, ma conterrà misure di sviluppo, il  governo tratterà il miliardo promesso come un «investimento» e non come  un finanziamento dovuto. Per evitare facili illusioni è bene quindi  analizzarlo nel dettaglio. La cifra proviene dal fondo per interventi  strutturali di politica economica creato nel 2004 che oggi ammonterebbe a  1,7 miliardi di euro. Dovrebbe prevedere 700 milioni per l’Ffo, 200  milioni per il diritto allo studio e una novantina di milioni per  eliminare i tagli agli stipendi dei ricercatori voluti da Tremonti solo  quattro mesi fa. Dieci milioni verrano infine destinati ai nuovi  professori associati. Il prossimo anno si ricomincerà da zero. Forse con  una riforma dell’università in più.
«Quelli di Tremonti non sono  soldi aggiuntivi, ma la sconfessione delle scelte degli ultimi mesi –  afferma Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura alla  Camera – Ha fatto marcia indietro perché con il taglio all’Ffo gli  atenei portavano i libri in tribunale». «Vogliono accontentare le  preoccupazioni di cassa della Crui, sostengono i ricercatori della rete  29 aprile – mentre non si dice nulla sulla vergogna del precariato  imperante. La via del cerotto finanziario, che copre la ferita ma non la  sana, non è parte della soluzione, ma è il problema».
