Il ministro in una sola operazione cerca di sopperire ai vuoti devastanti della 133 (legge Gelmini-Tremonti), di tenersi buoni alleati strategici (cattolici, rettori e baroni), di tamponare le proteste (ricercatori e studenti). A pochi giorni dallo start della “settimana dell’università”, che prenderà il via con la giornata di mobilitazione del 17 novembre, andando di pari passo con l’ingresso alla Camera della riforma dell’università (previsto per il giorno 18), la Gelmini tira fuori dal cilindro questa mossa perchè pressata dalle evidenti difficoltà di governo come dalle diffuse mobilitazioni nelle facoltà, cercando di mettere una pezza dinnanzi al (soprattutto potenziale) dissenso studentesco ma anche distribuendo contentini per provare a smussare le fila dei suoi avversari… Con il maxiemendamento alla legge di stabilità per il 2011 (ex legge finanziaria) approvato stanotte il governo consegna e raddoppia agli istituti privati i 245 milioni tagliati con la prima versione del provvedimento, restituisce quasi 500 milioni agli atenei per il fondo di finanziamento ordinario e per i concorsi per i professori di seconda fascia, promette 100 milioni per le borse di studio. Così la Gelmini ha deciso di utilizzare il milione scarso del ministro Tremonti…
I soldi per gli istituti paritari servono a far rientrare i malumori negli ambienti cattolici che erano emersi in seguito ai tagli furiosi che stanno comunque colpendo soprattutto il settore pubblico; la Gelmini sa bene che l’appoggio di Chiesa e affini le è indisponsabile, a maggior ragione nelle difficoltà, anche nel comparto della formazione… Al contempo consegna un malloppino di briciole ai rettori degli atenei, che seppur nella loro lamentosa veste di ricercatori di denaro sono rimasti (tutti!) allineati ai dettami e all’urgenza del disegno di legge Gelmini; certo ciò non basterà a risolvere la questione e problematica del finanziamento dell’università. Dentro quest’ultima misura vi è anche il gioco sporco del ministro, che promettendo una piccola e insufficiente copertura finanziaria per i concorsi per diventare associati, cerca di tirar dalla sua i ricercatori, come se la miseria che annuncia di distribuire risolvesse alla radice il nodo ricercatori, strutturati o precari che siano! Infine, i fondi per le borse di studio: altro mezzuccio, comunque non adeguato alla mole dei tagli orditi contro gli istituti per il diritto allo studio, al fabbisogno reale, per di più traviato dal meccanismo meritocratico e selettivo che si vuole imporre del prestito d’onore!
Quella del ministro Gelmini è una manovra fatta con furbizia, certamente anche nell’obbligo di dare risposta alle mobilitazioni dei ricercatori universitari e degli studenti borsisti, ma soprattutto nel timore di essere agli albori di una settimana calda per il ddl Gelmini, in parlamento ma soprattutto nelle piazze, con gli studenti e le studentesse di tutt’Italia che si preparano a riempire le strade il 17 novembre, giornata nazionale di agitazione delle scuole e delle università. La parentesi temporale che va dal 17 al 25 novembre sarà importante perchè sarà quello lo spazio e il tempo nel quale gli atenei nostrani dovranno ribadire in maniera forte e determinata la loro indisponibilità, dai ricercatori che non si lasciano ammaliare dalle briciole dei concorsi agli studenti che rivendicano un’università altra, non edificabile tra le macerie dell’università dell’oggi! I pochi soldini stanziati dal ministro Tremonti di sicuro non basteranno per far cambiare direzione al movimento di opposizione alla riforma Gelmini, che certo pretende un piano di finanziamento delle università, ma che non si può accontentare degli spiccioli per una riforma dell’università che si pretende ritirata!
Ministro Gelmini, il 17 novembre 2010 è un giorno che “arriverà” comunque…