(da corriere del mezzogiorno.it) Atenei napoletani nella bufera: temono 2000 studenti che percepiscono le borse di studio e devono rispettare una rigida tabella di marcia. L’agitazione dei ricercatori universitari contro la riforma Gelmini rischia di produrre un effetto controproducente: monta infatti a Napoli e in tutta la Campania la protesta da parte degli studenti alle prese con gli esami delle sessioni estive e con le sedute di laurea. Esami che rischiano di saltare: le assemblee in corso nelle varie facoltà, infatti, non producono chiarezza. Aspetto non trascurabile: gli studenti delle classi sociali più disagiate, che percepiscono le borse di studio, devono rispettare una rigida tabella di marcia per non essere esclusi dalle graduatorie. E saltare un esame può significare dire addio al contributo.
L’ALLARME – È Vincenzo Sansone, consigliere nazionale degli studenti universitari, di Rete Universitaria Italiana, a lanciare l’allarme: «Siamo contro la riforma della Gelmini – premette Sansone – che giudichiamo sbagliata e controproducente, comprendiamo le ragioni dei ricercatori, ma non possiamo tacere sul fatto che alla fine verranno penalizzati gli studenti, e in particolare quelli più indigenti. Soltanto a Napoli ci sono circa 10.000 universitari che usufruiscono delle borse di studio, e almeno 2.000, da una nostra stima, se dovessero saltare gli esami di luglio rischierebbero di uscire fuori dalla graduatoria. E’ un pericolo molto serio, occorre che venga tenuto nella massima considerazione».
GLI STUDENTI: ESAMI IN STRADA – Il mondo universitario è in subbuglio: gli studenti sono esasperati anche soprattutto dalla mancanza di chiarezza, mentre le sessioni di esame si avvicinano senza che ci sia la certezza di poterli effettivamente sostenere. «Abbiamo proposto – aggiunge Sansone – di tenere gli esami in strada, per esprimere il dissenso contro la riforma della Gelmini e al tempo stesso garantire agli studenti la possibilità di sostenere gli esami. A questo punto ci sarebbe il supporto alla protesta di tutte le componenti dell’ università, studenti compresi». La protesta contro la protesta: succede anche questo, in sostanza, in questo strano mondo che è l’università italiana. E non c’è da meravigliarsi, allora, se anche dal movimento giovanile del Pd giungano parole forti contro le modalità della protesta dei ricercatori: «Le uniche vittime sacrificali di questa vicenda – attacca Amedeo Cortese, della Direzione Nazionale dei Giovani Democratici – sono gli studenti, che vedono i loro diritti compressi prima da una serie infinita di riforme e controriforme e in ultimo anche da una gestione incomprensibile della protesta. La solidarietà non può essere costruita guardando esclusivamente al proprio orticello».
Carlo Tarallo
01 luglio 2010