Nonostante la scena sia monopolizzata, giustamente, dalla protesta dei precari della scuola anche nel mondo universitario qualcosa si muove, e su diversi versanti.
L’Eurostat ci rende edotti sul fatto che nell’UE solo la bulgaria investe nell’università meno dell’italia e, giustamente, la gelmini trova ancora il modo di spacciare i tagli per premi al merito con la sua direttiva 9.9.09.
Insieme alla gelmini anche la repressione non smette mai di occuparsi degli universitari: è stato recapitato un foglio di via ad uno studente ventunenne dell’università di bologna.
Ricordate le kossigate dell’anno passato (con la k perchè nelle sue parole c’è una certa poetica del carro armato e degli infiltrati a lui tanto care) e i (neo?) fascisti di piazza navona
che pestarono gli studenti dopo essere entrati in piazza un camion
pieno di spranghe e sotto gli occhi consenzienti della polizia e poi l’operazione rewind?
Il clima per quest’anno non si preannuncia più roseo, considerato che è stata abrogata la norma che proteggeva i cittadini dagli abusi di un pubblico ufficiale e che è stato ripristinato il reato di oltraggio a pubblico ufficiale da un governo più reazionario che mai.
A ciò si aggiungano le cariche della polizia alla Mostra di Venezia in occasione del corteo del global beach, formato da precari della cultura e studenti dell’onda.
Non avevamo però avuto l’occasione di commentare l’osceno silenzio del mondo della cultura riguardo i tagli del governo al fondo di finanziamento anche dopo le cariche alla mostra del cinema, silenzio fatto proprio anche dagli artisti che si trovavano lì a pochi metri.
Ci lasciamo però con una notizia che ci fa sperare anche per quanto riguarda l’università: gli studenti salgono sul tetto della sapienza. Contestualmente riproponiamo un articolo di alessandro robecchi, un esplosivo tranquillo autunno, uscito ormai due mesi fa ma più attuale che mai.
Segnaliamo infine un interessante articolo uscito su micromega di Ilaria Agostini, ricercatrice- docente precaria, titolato La precarietà accademica, ovvero il gioco del silenzio