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Eutelia e Onda: colleghi di precarietà

ROMA, 19 NOVEMBRE – Tre settimane. Da così tanto dura l’occupazione dell’azienda Eutelia a Roma da parte degli impiegati, incerti sul loro futuro ma certi di non ricevere lo stipendio da alcuni mesi.

Noi di Onda Perugia siamo andati a trovarli. Arriviamo all’ora di pranzo e sono più di cento: chi dispensa cibo, chi sta in fila, chi mangia. Il dj manda in sottofondo musica e fa domande: “Chi indovina il cantante? Chi mi porta un piatto di pasta?”.

“La cosa più bella – ci confida una veterana – è che fino a pochi giorni fa non ci si conosceva nemmeno. Andavamo al lavoro nello stesso posto, ma non ci eravamo mai parlati proprio perché troppo impegnati a lavorare.”

Infatti l’azienda Eutelia aveva un buon capitale sociale e tante commesse da enti pubblici e privati quando i nuovi padroni avviano una speculazione che conduce quasi alla bancarotta. Eutelia viene rilevata da un’azienda fantasma, l’Omega, che inizia la procedura per il licenziamento di 1200 impiegati. A questo punto scatta la protesta e l’occupazione.

Occupazione che ha già stabilito un record: è stata difesa dalla polizia, quando alcuni giorni fa l’amministratore delegato, ex paracadutista, e 15 mazzieri-vigilantes, hanno forzato i blocchi nottetempo spacciandosi per poliziotti e intimidendo i lavoratori e le lavoratrici che erano all’interno dei locali occupati.

Ma qual è l’obiettivo dei disoccupati occupanti? Obiettivo primario è il recupero del posto di lavoro. Consci del fatto che le aziende hanno disdetto le commesse, chiedono almeno di essere ricollocati. E chiedono che siano accertate le responsabilità in questo giuoco infinito di scatole cinesi.

Ma cosa ci faceva l’Onda Perugia all’Eutelia?

Innanzitutto era lì per portare solidarietà umana a persone che vedono messi in grave pericolo i loro percorsi esistenziali, le loro prospettive di vita, oltre che la mera sussistenza economica.

C’è poi un motivo di carattere politico. L’attacco che i lavoratori e le lavoratrici stanno subendo è solo una faccia di un più generale attacco ai diritti che colpisce altre componenti della società quali i precari della scuola e gli/le student*.

La crisi è stata per coloro che detenevano il potere economico e politico l’occasione di una ristrutturazione. Nonostante la retorica di Tremonti, in quest’ultimo anno molti soldi sono stati dati alle banche o agli amministratori di imprese come Fiat e Alitalia, abili nel privatizzare gli utili e statalizzare i debiti.

Nonostante la retorica anti-baronale della Gelmini, niente è cambiato per rettori e per tutti coloro che vivono dentro l’università in posizione di rendita. Invece, impiegati ed operai sono stati licenziati, studenti e precari di scuola ed università hanno vissuto un peggioramento dei servizi e delle strutture a fronte di un aumento delle tasse, i primi, o di una diminuzione di prospettive di lavoro, i secondi.

Tutto questo significa che chi ha determinato la crisi, continua a decidere e ad appropriarsi dei profitti del lavoro, sia esso materiale o cognitivo, fatto da altri, che di contro vedono messi in discussione persino i loro diritti più elementari, dalla formazione al reddito, dalla sanità al diritto ad una vita e ad un lavoro degni di essere definiti tali.

Posted in Scritti da onda perugia.