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«Per l’Università ci vuole welfare» – intervista a Luciano Gallino

(da il manifesto) di Roberto Ciccarelli. «La vera riforma? Tutele sociali per il lavoro precario, ridurre drasticamente le tipologie contrattuali e garantire la continuità di reddito ai singoli». Intervista al sociologo Luciano Gallino, alla vigilia dell’assemblea alla Sapienza di Roma con studenti, ricercatori e Flc-Cgil. Nel frattempo il governo recupera solo 40 degli 80 milioni stanziati da Prodi per la ricerca. L’università non è riformabile senza tutele sociali per il lavoro precario e un welfare basato sulla continuità di reddito dei singoli. È questa la chiave non corporativa, ma politica, scelta dalla rete dei ricercatori precari romani e dalla Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc) della Cgil per convocare l’assemblea nazionale dell’Onda di oggi pomeriggio alla Sapienza contro il disegno di legge Gelmini sull’università.

Una novità che non è sfuggita a Luciano Gallino, sociologo del lavoro tra i più ascoltati in Italia: «Mi pare che sia il segnale di un’accresciuta percezione della situazione che si va determinando nel mondo del lavoro. Moltissimi contratti precari in scadenza non saranno rinnovati, ci sarà un aumento notevole della disoccupazione di lunga durata. Dinanzi a questo, si sta facendo avanti l’idea che occorre un’innovazione radicale dei cosiddetti ammortizzatori sociali, che io chiamerei in maniera più precisa di sostegno al reddito».

L’appello sottoscritto dall’Onda e dalla Flc dimostra che questa sensibilità si sta affermando anche nella Cgil?

Mi pare che la Cgil si sia fatta sentire anche più di altre confederazioni sul tema del lavoro precario, indicando i limiti e i problemi. Il passo che andrebbe fatto, e forse queste prime manifestazioni vanno in questa direzione, è che bisognerebbe sfoltire radicalmente il numero dei contratti precari. Il conto è difficile da fare, ma dovremmo essere tra 40 e 45. Un certo numero di contratti non a tempo indeterminato può essere utile al lavoratore quanto all’impresa. Ma, in generale, questi contratti in deroga dovrebbero essere quattro o cinque.

Quali sono le difficoltà che ha il sindacato con il lavoro precario?

Il numero dei contratti, come le dicevo. E poi c’è una doppia complicazione: in molte aziende lavorano aziende esterne e molto lavoro interno viene affidato all’esterno. In questo contesto è molto complicato

Posted in Rassegna Stampa.