Skip to content


«Fondi per studiare, e non privatizzati»

da il manifesto

di R. Ciccarelli 

Gli studenti e i precari dell’Onda che ieri a Roma hanno manifestato al ministero dell’economia e occupato la società Consap, che gestirà per conto dello stesso ministero i fondi per il diritto allo studio, non avevano l’aria di accettare l’alternativa di fuggire all’estero oppure di prepararsi a soffrire in un paese che forse non rispetta il «merito», ma di sicuro ignora il desiderio di indipendenza dei giovani come dei più maturi.

Sono stati blitz durati una manciata di minuti, il tempo di accendere i fumogeni, lanciare ortaggi e uova, oltre che fotocopie di biglietti da 500 euro con l’immagine del premier Berlusconi, ribadire ai megafoni l’opposizione al disegno legge Gelmini sull’università approdato a fine novembre in commissione al Senato. Interventi simbolici che hanno annunciato la partecipazione dell’Onda allo sciopero generale della scuola e dell’università dell’11 dicembre voluto anche dalla Flc-Cgil e dai sindacati di base.

«Consap-evoli di non pagare la crisi» e «I fondi per le università sono per gli studenti, non per le Spa», così recitavano gli striscioni esposti in via XX settembre e in via Yser, zona Parioli, dove si trova la sede della Consap. Specifica la richiesta dei manifestanti: la gestione del diritto allo studio deve restare in mano pubblica. Da prospettive diverse, a Roma è stata comunque ribadita la critica ad una politica universitaria che, al momento, non arretra dai tagli al fondo ordinario delle università, dalla limitazione del turn over dei docenti dovuta ai problemi di bilancio e latita ancora sui gravi ritardi dei finanziamenti ordinari per i progetti di ricerca (i Prin del 2008 e i First per la ricerca scientifica) come denunciato ancora ieri da Rino Falcone dell’Osservatorio sulla ricerca.

Un analogo ritardo viene segnalato dall’associazione dei dottoranti italiani (Adi) nell’erogazione della terza tranche dei fondi Mussi per il reclutamento straordinario dei docenti, nonostante le rassicurazioni giunte ormai due settimane fa dalla ministra Gelmini di sbloccarne l’erogazione per via amministrativa. Sul proprio sito l’Adi invita a sottoscrivere una petizione per sbloccare i fondi. Nell’ambito della campagna nazionale «Gelmini non ci merita», il pericolo di un commissariamento della scuola e dell’università da parte del ministero dell’economia è stato sollevato dall’Onda martedì scorso a Bologna durante un’incursione nell’incontro del Nucleo di valutazione dell’Alma Mater. E, dopo poche ore, a Padova in un’altra incursione all’ufficio Stage e Tirocini dove è stato proposto un «reddito minimo garantito» per gli studenti durante i sei mesi di prova. «Precarie le nostre vite, precario il vostro regime» era lo striscione dietro il quale hanno sfilato nello stesso momento alcune centinaia di studenti genovesi dello «Spam», il neonato coordinamento composto da studenti medi, universitari e ricercatori precari.

Rabbia e preoccupazione per il presente e il futuro di una generazione che ha legato la propria vita alla formazione e oggi sconta la dequalificazione della didattica, della ricerca e della qualità dei saperi. Una situazione drammatica sulla quale sembra sorvolare l’ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer. Ieri, dalle colonne del Corriere della Sera, l’eurodeputato Pd ha commentato positivamente la riforma Gelmini, a condizione di un suo finanziamento: «nel testo – ha affermato – ci sono molte cose che abbiamo elaborato con il centrosinistra che sarebbe sciocco disconoscere». Del Ddl Berlinguer critica «le disposizioni centralistiche, ispettive e burocratiche», mentre apprezza la centralità dell’agenzia di valutazione Anvur «voluta dal secondo governo Prodi». Un’apertura raccolta dalla Gelmini: «È importante – ha detto – che maggioranza e opposizione dialoghino su temi centrali per il futuro del Paese in maniera non ideologica. Mi auguro che l’appello sia raccolto dal Parlamento».

Posted in Rassegna Stampa.