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Rivoluzione alla Sapienza: Frati replica alle critiche

 

da unimagazine.it

Qualcuno l’ha chiamata "rivoluzione", altri preferiscono usare termini più moderati. La certezza è che alla Sapienza entro un paio di mesi si
dimezzerà il numero dei dipartimenti e, entro un anno, quello delle
facoltà. Abbiamo chiesto al Rettore Frati perché è stata presa la
decisione di archiviare l’organizzazione federativa


Martedì, 22 Dicembre 2009 

Il 17 novembre il Senato Accademico ha approvato con 40 voti
su 47 delle linee guida per attuare questa ristrutturazione con cui i
dipartimenti passeranno da 105 a circa 50 – requisito minimo sarà avere
almeno 50-60 docenti – e le facoltà da 23 a 12. Il processo di
aggregazione si realizzerà "in considerazione delle specificità
strutturali, funzionali e didattiche – secondo quanto si legge nel
comunicato – e "sarà spontaneo, costruito anche con gli studenti",
secondo quanto dichiara il Rettore Luigi Frati, l’uomo che ha voluto
questa corposa trasformazione. Alle facoltà sarà deputato il compito di
coordinare i dipartimenti. La delibera prevede anche un rafforzamento della funzione delle strutture di governance centrale (Senato accademico e Consiglio di amministrazione) e una "riflessione" sulla dimensione ottimale degli organi di gestione centrali e periferici (Senato accademico, Consiglio di amministrazione, Consigli di Facoltà, Collegio dei Direttori di Dipartimento, Consigli/Giunta di Dipartimento) nonché sull’attività dei Nuclei di valutazione di Università e Facoltà.

La razionalizzazione dell’insieme di dipartimenti e facoltà comporta un’altra importante novità: l’abolizione degli Atenei Federati, il sistema con cui qualche anno fa La Sapienza si riorganizzò, creando cinque famiglie di facoltà e dipartimenti organizzate per affinità scientifica e autonome sul piano gestionale. La decisione contrasta con quanto Frati ci aveva detto in una intervista fatta durante la campagna elettorale che lo portò al Rettorato: alla domanda su come avrebbe completato la costruzione degli Atenei Federati, Frati ci rispose che avrebbe concesso "due/tre mesi di tempo alle facoltà per scegliere di cambiare Ateneo, come lo statuto prevede. Passato questo periodo si procede rapidamente al decentramento di risorse, competenze e indicatori di efficacia delle azioni di tutti".

Proprio sull’argomento risorse all’interno della Sapienza, abbiamo registrato dei malumori: si contesta il fatto che, contrariamente a quanto dichiarato, le risorse non sono state mai decentrate e quasi tutta la disponibilità finanziaria è rimasta sotto il controllo del vertice. "Se così deve essere – si fa notare – tanto vale chiuderli gli Atenei Federati, che pure avrebbero potuto rappresentare un sistema organizzativo funzionale".

Abbiamo chiesto al Rettore Frati perché è stata presa la decisione di archiviare l’organizzazione federativa, contrariamente a quanto si diceva in campagna elettorale: "Attenzione, io sposto le competenze in materia di risorse umane dagli AAFF ai dipartimenti, coordinati dalle facoltà – precisa Frati- Faccio una procedura diversa: identifico i luoghi dove si lavora, cioè i dipartimenti. Alle facoltà si assegna il compito di coordinare e valutare la nuova attività. Credo mi si debba permettere di destinare le risorse in base alla valutazione sull’operato dei dipartimenti".

Quindi ha ritenuto che l’organizzazione in macro-aree non fosse funzionale?
"Le faccio un esempio: al palazzo di Lettere lei trova, nello stesso edificio, un dipartimento che appartiene a tre facoltà diverse e magari a due atenei federati diversi. Mi dica lei che altra soluzione si trova. Siccome il dipartimento è il luogo in cui si lavora, mi viene difficile credere che possa offrire il suo lavoro a due facoltà diverse di due Atenei diversi. In quale paese al mondo c’è una situazione del genere?".

Le facoltà avranno autonomia finanziaria?
"Sì, certamente. Le facoltà avranno autonomia finanziaria per le cose di loro competenza. Il grosso del budget, l’80%, sarà gestito dai dipartimenti, le facoltà avranno il ruolo di correttore delle risorse, in base alla valutazione che sarà fatta dal Nucleo di Valutazione dell’Università. E non è detto che il Nucleo debba essere composto solo da membri interni".

Anche sulla razionalizzazione deliberata dal Senato Accademico, pur approvato da quasi tutti gli aventi diritto al voto, abbiamo registrato pareri discordanti. La spontaneità del processo, promessa da Frati, viene confermata da alcuni docenti, che apprezzano anche lo spazio concesso, già da diversi mesi, per consentire che dipartimenti e facoltà decidano come aggregarsi. Qualcuno rimprovera al Rettore un eccesso di cura dell’immagine a scapito dell’accuratezza nella gestione: in un’intervista apparsa sull’edizione romana del quotidiano ‘Libero’, Frati afferma che il Senato ha approvato il nuovo Statuto. "Così non è – precisa qualche voce critica – si sono votati solo degli indirizzi".
Ma il rimprovero maggiore è sul modo di procedere in relazione all’importanza della materia e del cambiamento previsto: non si può decidere in fretta di accorpare facoltà e dipartimenti, addirittura prevedendo la chiusura del processo aggregativo dei dipartimenti entro il 15 gennaio. Perché si possa compiere una razionalizzazione vera che modificherà lo sviluppo della didattica e della ricerca, serve "qualcosa in più di un voto su degli indirizzi, una fase di studio accurata, magari affidata ad un gruppo di lavoro dedicato. Se si pensa a degli accorpamenti spontanei serve il tempo necessario e non stabilire a priori quanti saranno i dipartimenti e le facoltà".

Decisa la replica del Rettore Frati: "Che vuol dire in fretta? E’ un anno che ne stiamo discutendo, è una riforma contenuta nel mio programma elettorale. Stiamo facendo vivere dei dipartimenti asfittici con 16 professori: basta il pensionamento di uno di loro per andare sotto il limite stabilito dalla legge. Io ho fatto diversi incontri nelle facoltà e chiedo che la riprogettazione sia fatta su basi culturali e non di amicizia o inimicizia personale. 
Si diceva che l’area umanistica fosse in grande difficoltà per questo cambiamento e invece mi hanno mandato una proposta unanime di tutte le sue facoltà. Poi se a qualcuno non va bene per questioni personali non credo che io debba fare dipartimenti sulla base di questi elementi. Come possono funzionare dei dipartimenti divisi fra più facoltà? Capisco che chi si è ritagliato il suo ambito particolare vuole contestare questa riforma, ma con gli orticelli particolari non si compete in ambito internazionale". 


I malumori derivano anche dal fatto che non è stata prevista una commissione apposita…
"E’ un metodo oligarchico, preferisco una discussione franca con tutti, non saprei chi sono questi oligarchi a cui affidare il compito. Persone di fiducia del Rettore? Se poi sbagliano io ho ipotecato così il futuro dell’Ataneo? No, io discuto direttamente con le facoltà e i direttori dei dipartimenti".
Daniele Pluchino

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