I borsisti hanno pagato la seconda rata: perchè? Quando il rimborso?
Il fatto che i borsisti che sono nella terza fascia reddituale abbiano pagato la seconda rata delle tasse universitarie (mentre gli altri anni era l’Adisu a pagare) è una delle dimostrazioni di come l’università di Perugia cerchi di far cassa attraverso gli studenti. Chi ha ricevuto il rimborso della tasse del 2007 sa che per un rimborso ci posso volere più di due anni. Ma come è potuta succedere una cosa del genere? Che ruoli hanno l’università e l’Adisu?
Tra
il 15 e il 16 Dicembre 2009 l’ADISU
ha mandato una e-mail a tutt* i/le
vincitor* di borsa di studio informandoli che, secondo le direttive
dell’Università degli Studi, anche loro avrebbero dovuto pagare la
seconda e la terza rata. Questa mail ha scatenato più di un
malcontento perchè negli anni passati i borsisti pagavano solo la
prima rata come iscrizione all’anno accademico venendo poi
esonerati dalle altre.
Abbiamo
provato a capirci qualcosa in più
contattando l’ADISU e le segreterie.
L’ADISU
afferma che questa notizie è giunta loro solo qualche giorno prima
della spedizione delle mail, ma la cosa convince poco! Infatti
l’articolo 56 del “Regolamento procedure termini e tasse
2009-2010” (approvato con D.R. 1638 del 5 Agosto 2009) disciplina
proprio il pagamento delle rate anche per i vincitori di borse di
studio.
Le
notizie più esaurienti le abbiamo ricevute
dalle segreterie: le matricole borsiste devono pagare la prima, la
seconda e la terza rata, gli/le student* borsist* devono pagare la
prima e la seconda rata, e, dopo accertamenti di merito, tali tasse
verranno rimborsate.
Quello che
ci preme sottolineare è che il rimborso
avverrà, se tutto va bene, nel 2011, ma
soprattutto tale rimborso prevede delle decurtazioni, infatti non è
previsto il rimborso per “indennità di spese, bolli, tasse
regionali per il diritto allo studio”(Articolo 49 comma 1
“Regolamento procedure termini i e tasse”).
La
questione ,di per sé già spinosa, è stata
argomentata in maniera improbabile: le segreterie hanno giustificato
tale scelta da parte dell’Università affermando che loro hanno
accesso ai dati dell’ADISU solo nel periodo di Aprile, e quindi,
come forma di tutela (per chi gestisce i soldi all’università non
per studenti e studentesse), intanto fanno pagare le tasse agli
studenti e poi le rimborsano solo dopo
aver accertato i criteri di merito.
Noi
ci chiediamo: se le
graduatorie
definitive
sono rese pubbliche il 28 novembre, perché le segreterie attendono
aprile per consultarle? Per quanto riguarda gli accertamenti sul
reddito, questi semplicemente
non riguardano tutti i borsist*.
Cosa
significa poi accertamenti del merito?
Il primo anno la borsa di studio viene assegnata solo seguendo
criteri di reddito, ma vale come prestito: se gli/le student*, entro
il 10 Agosto dello stesso anno, non raggiungono un numero sufficiente
di crediti, deve restituire la borsa di studio.
L’accertamento del merito sembra dunque posto in essere solo per
l’anno accademico antecedente quello della richiesta.
Perché
la comunicazione
è stata effettuata dall’adisu e non dalle segreterie, come sarebbe
stato opportuno? Perché poi solo a 15 giorni dalla scadenza (poi
posticipata di un mese, al 28 gennaio), quando era stato deciso ad
agosto?
Veniamo alle
conclusioni: il fatto che si vogliano far pagare la seconda e la
terza rata anche a* borsist*, elemento inedito e forse precursore di
future modalità di prelievo forse sempre più fantasiose e violente,
indica che l’Università sta raschiando il barile e sta tentando di
trovare fondi un po’ dappertutto, noncurante della lesione dei nostri
diritti, anch’essi sempre più precari.
Non ci sorprende che
Bistoni venga a cercare i soldi da noi, anello debole e senza
garanzia della composizione universitaria, e non vada a richiedere
più fondi alla Gelmini oppure effettui tagli al suo stipendio o
limiti certi investimenti
Ha dimostrato infatti,
tramite le sue scelte nel corso degli anni, di essere totalmente
integrato, se non attore principale, della spartizione del potere in
ambito accademico, e dunque accetta ed impone le stesse regole degli
altri: assoluto disinteresse per il diritto allo studio, assolto
interesse per i nodi politici ed economici di cui è protagonista.
Un’altra questione
che emerge è quella della trasparenza: le gerarchie
universitarie possono permettersi di giocarci questi brutti scherzi
perché ciò che accade nei diversi consessi ci è del tutto oscuro,
così come ci è interdetto l’accesso ai verbali di senato accademico
e consiglio di amministrazione.
Se da un lato questo
ci impedisce di svolgere il minimo controllo su come viene gestita
l’università e come sono investiti i nostri soldi, ledendo il
lapalissiano principio democratico che chi vive in un’istituzione
deve poter sapere cosa accade al suo interno, dall’altra parte questo
permette a chi gestisce l’università di prendere le decisioni più
impopolari tenendo all’oscuro tutti i soggetti da essa interessati.
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