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Le mani di Confindustria sugli istituti tecnici

da facebook

Piano Confindustria mani (e interessi) sugli istituti tecnici
Presentato alla Gelmini nei giorni scorsi durante un incontro da cuisono stati allontanati i giornalisti: nelle scuole un Cda che abbia
strada libera nelle nomine dei docenti.

Le mani di Confindustria su un pezzo della scuola pubblica: gli
istituti tecnici. Gli industriali vogliono «comandare» sui percorsi
d’istruzione per il settore tecnologico (meccanica, trasporti,
elettronica ed elettrotecnica, informatica, comunicazione, chimica,
tessile, agricoltura, costruzioni). E dettano la loro «action plain»
alla Gelmini. Probabilmente di questo hanno parlato a Sanremo, l’8
novembre scorso, nel seminario a porte chiuse dei direttori di
Confindustria dove la ministra ospite ha preteso che venisse
allontanato dalla sala anche il giornalista del Sole 24 Ore. Ed eccolo
il piano «segreto» di Confindustria: istituire «solo» negli istituti
tecnici un Cda «in cui vi sia una presenza significativa di soggetti
esterni dalla scuola: espressione del mondo della produzione e/o
servizi, in relazione agli indirizzi di studio». Un Cda con poteri
effettivi di governance con i presidi, per avere mano libera sulla
nomina dei docenti tecnici di loro fiducia. Come si evince nel capitolo
“risorse umane”: «Gli istituti tecnici devo poter scegliere in
autonomia gli insegnanti di materie tecniche, tecnici di laboratorio,
ufficio tecnico. Questo personale deve essere svincolato dalle classi
di concorso e dall’assegnazione centralizzata». Vale a dire, le
graduatorie ministeriali. Confindustria vuole avere voce in capitolo
anche sui diplomati, quindi propone una presenza delle realtà
economiche nelle commissioni d’esame. Scarta invece come «non
realistico» l’insegnamento di una seconda lingua straniera per gli
istituti tecnologici. Ecco l’idea di scuola degli industriali che fanno
capo alla Marcegaglia. Un’istruzione pubblica in cui lo Stato mette le
risorse ma sono gli industriali che scelgono una parte degli insegnanti
e organizzano il lavoro. Non è un caso che l’opzione delle Fondazioni
degli istituti tecnologici – che richiederebbe anche un contributo
finanziario – nell’action plain elaborato da Confindustria viene
indicata come ultima chance. Scienze integrate È la nuova materia
proposta dagli industriali nel primo biennio e riunisce tutti gli
insegnanti a carattere scientifico: chimica, fisica, biologia e scienze
della terra. Il Cda Tale organo affiancherà il dirigente e deve avere
«la responsabilità» complessiva per l’indirizzo generale, il piano di
sviluppo pluriennale della scuola, il programma annuale ed i «rapporti
con le imprese e le aziende che costituiscono i naturali interlocutori
di ciascun istituto». Gli attuali Consigli d’istututo avranno un ruolo
solo consultivo. «La partecipazione democratica – si legge nel
documento – deve essere tenuta distinta dalla gestione, dall’indirizzo
tecnico e dal governo. Se il termine Cda “distrurba” – si sottolinea –
se ne può trovare un altro. Ma non si può prescindere da uno specifico
modello di governo degli istituti tecnici, data la loro precisa
missione: formare i quadri intermedi che devono contribuire allo
sviluppo delle aziende di produzione e servizi». Docenti e laboratori
Materie di studio ridotte di numero e orario a 32 ore settimanale. «Va
eliminato il doppione costituito dall’insegnante tecnico-pratico, che è
quasi sempre un generico diplomato privo di esperienze concrete».
Esperti esterni Individuati da un comitato tecnico-scientifico. «Non
possono essere in numero minoritario. I docenti interni non possono
essere nè in maggioranza numerica nè designati dal collegio docenti. La
scelta va affidata al dirigente su criteri indicati dal Cda».

Posted in Rassegna Stampa.