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E gli appelli di esame?

di Tiziana Petruzzelli da corriereuniv.it

Si inizia adesso, a ridosso dell’estate, a intravedersi le conseguenze che il blocco della didattica da parte dei ricercatori universitari potrebbe comportare negli atenei italiani. Lo sciopero delle cattedre avvenuto nei mesi passati, in segno di protesta contro il Ddl Gelmini, configura “quinte folkloristiche” in cui proprio la didattica universitaria è messa a rischio.

Molti appelli del mese di luglio sono stati per così dire “dimenticati”, a favore della mobilitazione e per quegli studenti che si erano programmati l’ultima famosa data utile, prima di partire per le vacanze, non ci sarà l’esame fatidico studiato al caldo del 21 luglio. Docenti di diverse facoltà, solidali ai ricercatori e contrari ai tagli, targati Gelmini,  hanno aderito alla protesta, estesa già da mesi a livello nazionale, che rischia di “ibernare” la didattica nelle aule universitarie a partire dal prossimo ottobre.

Il diversificato “sciopero bianco” è vissuto attraverso modi di pensare diversi: necessario è invece capire se la strategia giusta sia proprio quella di rallentare per un mese a tutti gli effetti l’università. Il 24 giugno 2010 gli studenti della facoltà di Lettere dell’Università Sapienza si sono riuniti in assemblea per dibattere le forme di mobilitazione indette dai docenti. È emerso ancora una volta lo sgomento e la preoccupazione per lo disfacimento dell’università pubblica e il blocco del turn-over, che dovrebbero essere punto di forza e non di assenza.

Forti di una momento già di per sé insostenibile di definanziamento e dequalificazione una parte degli studenti si mobiliteranno in maniera collettiva e condivisa con i ricercatori, i docenti e i dottorandi a partire dalle prossime settimane. Rimane sgomenta quella parte di studenti, che pur condividendo le motivazioni che hanno spinto alla sospensione degli appelli, non vorrebbe essere penalizzato nel proprio percorso formativo e spinge verso modalità di protesta diverse.

Il blocco degli esami di luglio potrebbe danneggiare esclusivamente gli studenti senza intaccare i progetti del governo, rischiando indi per cui di rimanere una forma di protesta limitata e incapace. Sarà organizzata il 1 luglio 2010 la mobilitazione davanti al Rettorato della Sapienza e per chi fosse interessato ci sarà un consiglio di facoltà, aperto a tutti gli studenti, il 30 giugno 2010.

Nel frattempo “Ai posteri l’ardua sentenza”.

Tiziana Petruzzelli

Posted in Rassegna Stampa.