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Il blocco degli esami e la protesta silenziosa

di Michelangelo Pecoraro da Lettere Filosofia-La Sapienza

Il blocco degli esami a luglio, ora come ora, è un dato di fatto e, anche se già circolano liste di docenti che defezioneranno, la maggior parte di essi ha aderito alla protesta. Ovviamente il Consiglio di Facoltà del 30 giugno sarà decisivo per le sorti della contestazione, sia che essa prosegua su questa via, sia che cambi direzione e venga portata avanti da studenti e docenti insieme. Un problema, però, è evidente fin da questo momento: l’assoluta noncuranza dei media.

Il sette giugno venne bloccata, per volontà del Rettore Frati, l’iniziativa del cinema-gay alla Sapienza. In poche ore la notizia rimbalzò su tutte le maggiori testate e su un profluvio di siti. Ancora, per esemplificare, bisogna notare come Rainews 24, l’ANSA e il Messaggero (per citare solo le testate maggiori) abbiano dato risalto, ieri, alla notizia di una simpatica vecchina di 94  anni giunta alla quarta laurea.

Allora le cause di questa noncuranza possono essere due. In primis la scarsa godibilità della notizia: in un periodo di proteste e scioperi diffusi in tutta Italia, causati dalla finanziaria sanguinaria del Ministro Tremonti, dare spazio solo a questo genere di notizia causerebbe una netta diminuzione dell’interesse da parte della clientela dell’informazione. Quindi largo alle amabili vecchiette plurilaureate, ai simpatici cani parlanti della foresta pluviale e via dicendo. Ovviamente, in questo caso, la colpa va imputata quasi esclusivamente ai media e al loro sempre peggiore livello qualitativo.

La seconda causa, però, va ricercata nella scarsa capacità comunicativa dei docenti. È vero che, avvezzi come sono a praticare biblioteche e convegni di antichistica, probabilmente la maggior parte di loro non ha buoni rapporti neanche con lo strumento computer. Altrettanto vero, però, che sono molti i docenti giovani, a contratto, associati o ricercatori, che potrebbero quantomeno affaticarsi e tentare di diffondere la notizia online. Oppure si potrebbero contattare i molti giornalisti che, sicuramente, gli ordinari conoscono a dozzine. Insomma: dei metodi per amplificare la protesta ci sarebbero. Se è vero che il blocco-esami ha, come scopo, quello di amplificare il risalto mediatico, ci chiediamo per quale motivo la notizia non si sia già diffusa a tutte le maggiori testate nazionali.

Allora, dato che lo sforzo per diffondere la notizia è, al momento, minimo, speriamo che siano minime anche le ricadute sugli studenti; i quali non sono certo disposti a sopportare la perdita di borse di studio per sport, senza che sia apparso neanche un trafiletto sulla penultima pagina di Vanity Fair.

Posted in Rassegna Stampa.