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L’università “futura” secondo il Pdl

da infoaut.org

Tagli confermati e abolizione del valore legale del titolo di studio.

Si sa che il caldo dà alla testa. O, molto più prosaicamente, luglio è da sempre il mese migliore per far passare misure impopolari da parte di esecutivi altrettanto poco amati. E così, nel torrido di questi giorni boccheggianti il min. dell’Economia e un deputato del Pdl annunciano in due differenti sortite sui quotidiani nazionali le misure per l’università che viene (se ancora, in un futuro molto prossimo, questa avrà modo di esserci…).

In un’intervista al Sole24Ore di ieri Tremonti conferma la dieta per l’università italiana. Nel 2011, il fondo ordinario per il funzionamento degli atenei riceverà in dote, dallo Stato, 5,9 miliardi di euro, in calo del 17% rispetto al 2010 (quando l’assegno pesava 7,2 miliardi). Nel 2012, il fondo salirà a poco più di 6 miliardi. Gli atenei dovranno, poi, fare i conti con la conferma del "blocco" del turn over, che penalizza, soprattutto, i precari. Anche i fondi per le borse di studio subiranno un "ritocco", riducendosi di un terzo. Confermato insomma il solito adagio: "meno soldi per tutti", soprattutto per i meno abbienti.

Ma a colpire è soprattutto l’ultimo progetto nato  (riprese da un po’ tutti i quotidiani) nell’alveo della Casa delle Libertà: il progetto del deputato del Pdl Fabio Garagnani che chiede di eliminare il valore legale del titolo di studio.

Questa la tesi di Garagnani: il valore legale della laurea mette tutti i laureati sullo stesso piano, mortificando le qualità dei più bravi, ed è di ostacolo ad una ‘concorrenza virtuosa’ fra atenei, schiacciando verso il basso l’offerta formativa.

Ancora una volta, è dietro la retorica del merito che si preparano le offensive più dure contro l’università di massa e gli aspiranti studenti e laureandi. In molti casi infatti l’università serve ed è intesa soprattutto per la titolarità che garantisce (anche se sempre meno nel paese reale). Togliere anche questa "garanzia" servirà a far desistere molti aspiranti, soprattutto se di estrazione proletaria o non benestante. L’infinita gradazione dell’inclusione differenziale distillata in 3+2, master e dal una "formazione permanente" senza fine farà il resto. Disciplinamento graduato a seconda della disponibilità economica d’accesso alla formazione universitaria. I figli di papà dell’élite, loro, si formeranno comunque altrove.

E mentre i suoi colleghi di partito progettano la distruzione della formazione pubblica, Berlusconi visita il proprio personale modello di università: quello virtuale e a pagamento E-Campus, la pseudo-università telematica del CEPU dove si paga salato per ritrovarsi in un ateneo che con appena 56 docenti, tutti rigorosamente precari, offre addirittura 12 lauree diversissime, da Ingegneria a Giurisprudenza a Psicologia.

Tutto questo mentre i Presidi della Sapienza prendono le distanze da una manovra assassina, dopo una settimana di esami svolti per le strade della città.

Posted in Rassegna Stampa.