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Lettera Aperta de* Ricercator* dell’Università degli Studi di Palermo

Cari studenti, cari genitori, care famiglie, l’Università italiana vive una gravissima crisi, ma l’informazione è poca e molto spesso viene manipolata ad arte. Si parla di meritocrazia e di nuove assunzioni, di fannulloni e di sprechi, di baroni e di nepotismo, ma questo governo e quelli precedenti, dietro il pretesto di una riforma, si sono limitati a tagliare drasticamente i finanziamenti all’Università e alla ricerca pubblica. L’attuale governo ha addirittura operato tagli del 20% che colpiscono non solo i docenti ma anche e soprattutto i servizi agli studenti.

Quali saranno le conseguenze? Lo scenario è tragico, la manovra comprometterà il futuro delle nuove generazioni, ci avviciniamo al collasso della ricerca, l’università sarà immobilizzata nell’impotenza. In che modo?

UN AUMENTO PROGRESSIVO DELLE TASSE UNIVERSITARIE. Le tasse aumenteranno di circa il 20% già a partire dal prossimo anno accademico, e nei prossimi cinque anni raddoppieranno. Mentre USA, Germania e Francia aumentano le risorse per l’istruzione, l’Italia è il paese europeo che investe di meno nella ricerca e nell’Università (solo lo 0,8% della ricchezza del paese contro una media europea dell’1,4%).

LA RIDUZIONE DEI SERVIZI AGLI STUDENTI. Diminuiranno e quasi scompariranno le borse di studio, le mense, le case dello studente, verranno tagliati molti corsi di laurea e verrà esteso il numero chiuso a tutti i corsi di studio. Solo le famiglie ricche potranno affrontare la scelta di una formazione universitaria di qualità per i propri figli.

LA PERDITA DI MIGLIAIA DI PERSONE QUALIFICATE CHE LAVORANO NELL’UNIVERSITÀ. Troppo spesso la televisione e i giornali danno un’immagine distorta dell’Università. L’Università dei "baroni", l’Università degli sprechi e dei fannulloni, l’Università degli amici degli amici. Nell’Università, come ovunque, esistono le mele marce, ma fare di ogni erba un fascio è prerogativa di quella informazione tendenziosa che vuole manipolare l’opinione pubblica per demolire l’Università. E perché? Non perché l’Università è l’Università degli sprechi, ma perché l’Università è uno degli ultimi luoghi dove si è liberi di pensare.

Forse non sapete che molti di quelli che chiamate "professori" sono precari, il cui futuro è messo a rischio dai tagli dei finanziamenti all’Università pubblica previsti dal governo già a partire da quest’anno. E forse non sapete che senza il contributo dei precari l’Università non potrebbe garantire la formazione che si è impegnata a dare agli studenti. L’Università attende una riforma, una riforma che punisca i privilegi, le cricche, gli sprechi e incentivi una didattica e una ricerca di qualità. Ma la riforma voluta dal ministro Gelmini non è questa riforma, perché il suo scopo è salvaguardare il potere dei pochi, e di colpire contemporaneamente i più deboli, cioè studenti e ricercatori, precari e non.

PER QUESTE RAGIONI ABBIAMO DECISO DI PROTESTARE

SIAMO RICERCATORI IN LIQUIDAZIONE DI UNA UNIVERSITÀ IN LIQUIDAZIONE. Visto il trattamento che la riforma ci riserva e visto che la legge ce lo consente, abbiamo deciso di smettere di insegnare a partire dal prossimo anno accademico. Abbiamo deciso di attenerci a quello che la legge prevede per il nostro ruolo. Abbiamo deciso di dimostrare a tutti che l’Università rischia il collasso a causa di questi tagli folli e dell’assenza di attenzione nei confronti degli studenti, delle nuove generazioni, di chi dentro l’Università si impegna e lavora ogni giorno con passione e dedizione. Molti colleghi, professori associati e ordinari, stanno aderendo in tutta Italia alla nostra protesta, perché il problema è di tutti, perché con questa politica dissennata l’Italia diventerà molto presto un paese socialmente e culturalmente più povero.

PER QUESTO, CARI STUDENTI, CARI GENITORI, VI CHIEDIAMO DI SOSTENERE LA NOSTRA PROTESTA

IL NOSTRO FUTURO È IL VOSTRO FUTURO!
DIFENDIAMOLO!
 

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