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Napoli – Appello per la necessaria ribellione alla sopravvivenza

Università senza condizione: dal blocco della sessione estiva alle prospettive di lotta per settembre – L’approvazione della manovra finanziaria (prevista per il 15 Luglio tramite l’utilizzo del voto di fiducia) che il Ministro Tremonti ha messo in piedi in quattro e quattro otto per rispondere alla richiesta di Austerity dell’Unione Europea e che prevede il taglio indiscriminato in quasi tutti i comparti della spesa pubblica, ha difatti infiammato il paese, portando in piazza, pur se in maniera atomizzata, molteplici e spesso inaspettate figure lavorative nonché numerose componenti della società politica italiana.

I tagli, che chiaramente colpiscono duramente anche l’Università e altri enti pubblici di ricerca, lo fanno con la ferocia di chi si accanisce con violenza su un corpo già condannato alla morte certa, riaprendo così il dibattito e la necessità di mobilitazione dentro gli atenei. Tutto questo avviene, come una beffa, a compimento di un anno nero per tutto il sistema universitario nazionale, messo in ginocchio dai tagli generalizzati della legge 133/2008 (riduzione fortissima del Fondo di Finanziamento Ordinario, blocco del turn over etc ) contro cui si è mobilitata l’ «Onda degli studenti», che nell’autunno del 2008 ha portato, nelle strade e nelle piazze, centinaia di migliaia di volti carichi di entusiasmi, di desideri e necessità di un futuro dignitoso, ma che tuttavia non sono riusciti a fermare il carroarmato governativo ideologicamente orientato non alla modifica di un ordinamento o allo scardinamento pur necessario della casta baronale, ma alla messa in discussione dell’esistenza stessa di un’ Università pubblica .

Intanto procede quasi indisturbato l’iter del disegno di legge che modificherà strutturalmente l’Università pubblica (DDL Gelmini – DDL 1905), introducendo in primis una quota minima di ingresso dei privati dentro i consigli d’amministrazione del 40%, banche di ateneo per gestire prestiti d’onore agli studenti impossibilitati a pagare le sempre più ingenti tasse universitarie e trasformando definitivamente l’assetto dell’Ateneo, da luogo propulsore di sapere a luogo produttore di manodopera a costo zero, o quasi, ed “iper-flessibile”, per aziende interessate a “comprare” il lavoro cognitivo.

Questa escalation di catastrofi che hanno colpito, colpiscono e colpiranno l’Università , mostra tutta la sua portata distruttiva negli atenei dei territori del Sud Italia: sistematicamente lasciati a margine di ogni classifica di meriti e di eccellenze; emarginati pure dalle logiche appropriative delle aziende del Nord; dislocati in forme non quantitativamente rilevanti in territori che i luoghi comuni consegnano in mano alla necessità della migrazione. Al Sud la minaccia dell’estinzione è una realtà con cui alcuni Atenei stanno facendo i conti, e con cui tutti gli altri, non ancora evidentemente coinvolti, saranno costretti a fare i conti a breve. La sopravvivenza è lasciata nelle mani delle trattative private dei Rettori, in un ottica individualista e autodistruttiva, che tutela chiaramente sempre i poteri forti – o quello che resta di questi – mentre l’esercito degli studenti, dei precari della ricerca, dei dottorandi è mortificato ed escluso da ogni forma di partecipazione.

Il momento non può essere trovato in un futuro che rischia di non arrivare mai. La necessità di una risposta condivisa di studenti e ricercatori all’imminente affossamento dell’Università è il minimo che possiamo richiedere al nostro ruolo e ai nostri desideri. Il bisogno di immaginare una risposta univoca, che parli prima di tutto la lingua di quel Sud che da questo andazzo è stato preso in giro due volte, laddove da un lato subisce (come tutto il resto del paese) l’aziendalizzazione dei suoi atenei e la politica dei “poli d’eccellenza” e dall’altro patisce in più l’esclusione preliminare da ogni elites accademica, rimanendo anche in questo ambito relegata al ruolo subalterno che gli è stato volutamente assegnato. L’assunzione di questo punto di vista parziale e conflittuale, deve essere necessario alla costruzione di una risposta che sia vitale e non solo di mera sopravvivenza.

 

È quello che già hanno fatto e stanno facendo studenti e ricercatori di alcune Facoltà della Federico II e soprattutto di quei piccoli e medi Atenei della periferia regionale, come la SUN di Caserta, l’Università di Salerno e quella del Sannio, che prima di tutti rischiano la serrata: si sono susseguiti, nonostante il caldo, la frenesia delle sessioni d’esami e di laurea nonché l’arrivo imminente del rituale vacanziero, cortei spontanei, blocco totale o parziale degli esami, appelli in piazza, continue assemblee di confronto e discussione, che devono però essere solo il prologo dell’atto di mobilitazione che dovrà vedere coinvolte a Settembre nuovamente e in modo certamente più omogeneo tutte le parti dell’Università sotto attacco, costruendo una risposta senza alibi, che fugga ogni logica di prevaricazione privata e corporativistica e che miri al sabotaggio totale dello svolgimento abituale della routine universitaria, partendo da uno sciopero dei ricercatori, che consista nell’astensione dalla docenza, e dall’apertura di assemblee permanenti di confronto all’interno degli atenei sul proprio destino.

La realtà vigente impone di eccedere le forme dell’eterna attesa, sottraendo il presente a chi ne esercita il dominio ed auto-producendo il futuro.

Orientale2.0 – Aula Flex (Univ. Orientale)
Epimeteo.org (Lettere e Filosofia – Univ. Federico II)
Movimento di Giurisprudenza (Univ. Federico II)

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