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Bologna: l’Università modello Marchionne

da infoaut.org

Il Rettore di Bologna ha deciso di prendere di petto la questione dello sciopero dei ricercatori dovuto alle devastanti conseguenze della legge Gelmini. Decidendo di schierarsi dalla parte opposta, falliti tutti i tentativi di trovare un compromesso ad una situazione impossibile però da risolvere senza la cancellazione della legge e l’immissione di nuovi fondi nel sistema.

Dionigi ha fornito quindi un ultimatum ai ricercatori che minacciano di far saltare le loro lezioni: o entro venerdì firmeranno la disponibilità ad insegnare, altrimenti saranno sostituiti da professori a contratto. Una chiara mossa con la quale si ricattano tutte quelle persone che stanno dicendo un no deciso alla precarizzazione sempre più forte del loro ruolo nell’Università, un provvedimento da divide et impera contro la prospettiva del blocco della didattica paventata da ormai quasi la metà dei ricercatori Unibo.

L’Università di Bologna che ha trovato i fondi per finanziare l’esenzione dalle tasse a coloro che escono con 100 dalle superiori e che continua a finanziare diversi altri provvedimenti basati sulla logica meritocratica, preferisce così spendere e spandere in ossequio al progetto à la Marchionne di un’Italia produttivissima e disciplinata sia in campo lavorativo che scolastico (e infatti il servo Bonanni ha ribadito il suo placet alla riforma Gelmini qualche giorno fa) piuttosto che assicurare livelli dignitosi di lavoro a tutti coloro che l’università la fanno andare avanti con le loro passioni, sottopagate e precarie.

I soldi per il merito e i nuovi bandi per sostituire i ricercatori scioperanti ci sono, non quelli per rinnovargli il contratto…è importante salvare la faccia dell’Università, assicurando la continuità dell’offerta formativa, del quieto svolgersi dell’anno accademico ma soprattutto assicurare stabilità per attrarre continuamente iscritti negli anni. Un’altra prova di come la concorrenza tra le università dovuta all’introduzione delll’autonomia scolastica e della trasformazione in aziende degli atenei abbia ripercussioni importanti ancora adesso.

Si profila un’Unibo modello Pomigliano, preoccupatissima dal fatto che un’eventuale blocco della didattica potrebbe avere consistenti ripercussioni, anche nella direzione di mobilitazione più larghe in cui gli studenti e le studentesse potrebbero irrompere nel distruggere il bel quadretto dell’Università del Merito che Dionigi vorrebbe. Sarà importante valutare nelle prossime ore quella che sarà la reazione dei ricercatori.

Continuare ad essere compatti vorrebbe dire davvero insinuare una prima grossa spina nel fianco di una riforma Gelmini che non è solo riforma dell’istruzione, ma del disciplinamento sociale,così come la svolta di Marchionne a Pomigliano non è un singolo caso, ma un sistema complessivo di relazioni industriali. Venerdì dovranno arrivare le risposte dei ricercatori sulle loro intenzioni. Da quel giorno, la battaglia si farà ancora più calda.

Sentiamo Gigi Roggero, sociologo del lavoro e delle trasformazioni economiche e assegnista di ricerca alla facoltà di Scienze Politiche: “Si vuole generalizzare il modello Pomigliano, i rettori si rendono corresponsabili della dismissione delluniversità”.

Da Radiondadurto: [Ascolta/carica il contributo audio]

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