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Lettera di una ricercatrice indisponibile di scienze politiche (Perugia)

http://ondaperugia.noblogs.org/files/2010/11/SAM_2956.jpg

Cari colleghi e care colleghe e soprattutto car* student*,

in queste ore la controriforma cui ci siamo opposti, il DDL Gelmini, è in

discussione alla Camera: è la prepotenza  con cui è stata portata in quella

sede, quando è ancora in corso la sessione di bilancio, che da il senso del

clima che stiamo vivendo.

Noi abbiamo fatto tanto, non voglio ripercorrere tutte le assemblee (quelle

di ateneo del 5 luglio, del  20 luglio, del 22 settembre, quelle di facoltà

a lettere il 7 ottobre con gli studenti e i precari della scuola, a scienze

politiche l’11 ottobre, a giurisprudenza il 18 ottobre, ad agraria e

veterinaria il 19 ottobre), i coordinamenti di Ateneo che ci hanno visti

impegnati in un fronte comune contro le continue pressioni che abbiamo

subito in questi mesi, la nostra ferma presenza nei Consigli di Facoltà dove

ce l’abbiamo messa tutta per difendere le posizioni della nostra

indisponibilità.

E, con noi, gli studenti si sono posti al nostro fianco e hanno impegnato

tante energie per contrastare questo processo di

smantellamento dell’università pubblica, hanno dato prova di una

partecipazione “reale” lavorando insieme ai collegi, con gli studenti

migranti il cui rischio di restare senza borsa significa diventare

“clandestini”…  dando prova di forte presenza in questa protesta

con la grande manifestazione del 17 novembre a Perugia.

Abbiamo aderito con piena coscienza ad un movimento nazionale per

un’università diversa e come indisponibili consegnato la nostra rinuncia

formale (174 indisponibili per 310 insegnamenti) al rettore e nella sua sede

l’abbiamo fatta protocollare.

Abbiamo affermato con forza in tutti luoghi di rappresentanza

dell’università, nelle aule  e nelle piazze che siamo tutti indisponibili

perché crediamo che il DDL Gelmini non vada solo emendato: un grande

processo di riforma richiede grande partecipazione di tutte le componenti

dell’università.

E invece sappiamo che non risolve il nostro stato giuridico su cui esiste

vuoto normativo; ci pone come categoria ad esaurimento che sarà sostituita

da nuovo precariato ancor più ricattabile.

Così come siamo coscienti della pericolosità che il ddl ci prospetta nella

governance degli atenei, nello smantellamento del diritto allo studio sempre

più svincolato dai criteri di bisogni.

È vero, siamo stanchi ed abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, ci siamo

presi anche le sedie al Senato accademico e là dove non avevamo le forze

per prendercele le abbiamo boicottate e ci siamo riusciti (la macro area 5

difatti è ancora scoperta). Loro non ci vogliono ma noi ci siamo e le loro

porcherie le devono decidere adesso fuori da quei luoghi, perché in essi noi

vigiliamo e denunciamo.

I nostri rappresentanti in Senato si stanno battendo in forma coordinata per

i nostri diritti.

Ma tutto cìò non basta.

Se noi vogliamo un’università diversa che rivolga lo sguardo ad una

governance democratica e trasparente (e non agli orticelli), se noi vogliamo

un’università dove le procedure di reclutamento e di progressioni avvengano

sulla base di un sistema di valutazione trasparente,  se vogliamo rilanciare

una vera discussione sul ruolo dell’università e della ricerca nel nostro

paese, se noi vogliamo dire no davvero a questa prepotenza che ci viene

imposta da un governo che non rappresenta più nessuno se non se stesso,

allora dobbiamo alzare la testa oggi più che mai, e lo dobbiamo fare non

come singolarità, ma tutti insieme. Queste ore, questi giorni sono

determinanti per il nostro futuro e per il futuro dell’università che

vogliamo: alziamo la nostra bandiera in difesa dell’università pubblica e

battiamoci a testa alta contro questo governo, contro questa maggioranza

avida di potere e supportata da una Crui avida di autonomia non certo

responsabile.

Giovedì 25 novembre come ricercatori abbiamo il dovere di gridare la nostra

indisponibilità davanti a Montecitorio  mettendo da parte i nostri impegni

marginali di fronte a questo cataclisma che ci sta crollando addosso .

Teoria e prassi non devono essere mai scisse ed è per questo che io Roma

giovedì 25 novembre per dire no ci sarò, auspicando che da Perugia saremo in

tant*

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