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Il Primo Marzo a Perugia – Que se vayan todos

Per il secondo anno consecutivo Perugia il Primo Marzo si è tinta di giallo, con oltre centro persone che hanno invaso la centralissima Piazza IV Novembre. E come Perugia tante altre città in Italia.

Lo scorso anno la giornata era stata attraversata dall’urgenza di portare in piazza un antirazzismo non tradizionale, che non fosse più basato sulla logica dell’integrazione e della tolleranza, ma che parlasse di contaminazione, diritti e di un nuovo modello di cittadinanza. Gli episodi sconcertanti di Castel Volturno e Rosarno erano stati segnali di un razzismo biopolitico, che cominciava pericolosamente ad insediarsi nelle forme di vita delle persone e che andava e va combattuto con ogni mezzo.

Quest’anno in tutte le piazze italiane c’è un movimento più maturo, consapevole che non è più possibile parlare di antirazzismo senza nominare le parole lavoro, sfruttamento, e precarietà esistenziale, che attraversa tutte/i dentro la crisi. Che non è più possibile parlare di quel ricatto chiamato Bossi-Fini senza considerare il piano Marchionne e il decreto Gelmini.

Un ricatto reso palese nell’immaginario comune dalla “lotta della gru” di Brescia, ma che a Perugia ha portato alla non meno importante lotta contro i tagli alle borse di studio, che costringeranno centinaia di studenti migranti a rimpatriare o a diventare clandestini per poter continuare a frequentare l’Università.

In una giornata come questa abbattere il modello del ricatto significa rilanciare in termini positivi quell’immaginario di rivolta che ha attraversato l’Europa lo scorso autunno, che ha fatto tremare il governo Berlusconi il 14 dicembre e che dall’altra parte del Mediterraneo vede milioni di giovani rovesciare i tiranni e la governance imperiale che li sostiene.

Le piazze meticce di oggi devono rappresentare uno dei nodi fondamentali per la costruzione di un comune sociale e politico, che si fondi sulla riappropriazione della ricchezza e sull’istituzione di un Welfare modellato attraverso i bisogni ed i desideri di tutte/i: reddito, autodeterminazione, democrazia e libertà di scelta.

Da Perugia a Tripoli, da Rosarno a Brescia, da Bologna al Cairo.

Que se vayan Todos

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