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Perugia – “ Restano scoperti 310 insegnamenti”.

da corrieredellumbria.it

Annuncio ufficiale del Coordinamento: niente didattica in otto facoltà. I ricercatori scendono dalla cattedra. Presidi solidali.

PERUGIA (don.m.) – Lo avevano annunciato da mesi in assemblee e incontri tenuti anche durante l’estate. I ricercatori dell’Università disotterrano l’ascia e guardano verso Roma. Niente didattica nelle otto facoltà più agguerrite, con adesioni che vanno dal cinquanta a oltre l’ottanta per cento. Scoperti, in tutto, 310 insegnamenti ufficiali. A chi andranno in carico? Ad associati e ordinari, sembra. Una nota del Coordinamento dei ricercatori dell’ateneo perugino spiega il perché si protesti. La lotta è “contro i recenti provvedimenti legislativi in vigore e contro la cosiddetta riforma Gelmini in discussione in Parlamento, il cui disegno complessivo rischia fortemente di arrecare un insostenibile svilimento e un irreversibile depauperamento della didattica e della ricerca universitaria italiana”. Poi l’annuncio ufficiale: “Durante l’anno accademico appena iniziato, la maggioranza dei ricercatori delle otto facoltà in agitazione (Agraria, Economia, Farmacia, Lettere e Filosofia, Scienze, Scienze della Formazione, Scienze Politiche, Medicina Veterinaria), si asterranno da quella didattica che negli ultimi anni hanno svolto volontariamente e gratuitamente, senza ricevere alcun riconoscimento. Conseguentemente, 310 insegnamenti ufficiali previsti per il 2010-11 non saranno coperti dai ricercatori”. Cosa accadrà? Il preside di Scienze Fausto Elisei riferisce che dei suoi 95 ricercatori circa 40 hanno deciso per la rinuncia. La facoltà ha espresso solidarietà e appoggio alla protesta, provvedendo a far slittare di due settimane l’avvio dei corsi, dal 4 al 18 ottobre. Saranno messe in campo iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica, riferisce il preside. Possibili sostituzioni con docenti esterni? “Nemmeno a parlarne”. Medicina, Ingegneria, Giurisprudenza non aderiscono alla mobilitazione. Perché? “I nostri ricercatori sono molto coscienziosi” loda il neoeletto preside Luciano Binaglia, in carica dal prossimo novembre. Mentre il collega di Giurisprudenza, Mauro Bove, rilancia la domanda: lo chieda ai ricercatori. Aggiungendo poi che, comunque, nella sua facoltà hanno optato per altre forme di protesta e poi sono pochi. Idem a Ingegneria, pur essendo a ranghi folti. Il preside Gianni Bidini racconta che una recente riunione i ricercatori hanno deciso di non rinunciare alla didattica. L’importante è non danneggiare i diritti degli studenti e far conoscere i motivi della mobilitazione all’esterno

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Università, ricercatori uniti “Stop agli anni accademici”

da repubblica.it

Dalla grande assemblea delle Rete 29 aprile alla facoltà di Chimica della Sapienza di Roma esce un documento che chiede profondi cambiamenti alla riforma Gelmini. “La marcia indietro del rettore di Bologna è stata la nostra prima vittoria”

di MANUEL MASSIMO

Università, ricercatori uniti "Stop agli anni accademici" Un  momento dell’assemblea alla Sapienza

Voglia di stare insieme, di confrontarsi, ma soprattutto di reagire a una situazione di profondo disagio che mina le certezze e “ruba” il futuro a migliaia di lavoratori della conoscenza. All’assemblea nazionale della Rete 29 Aprile a Roma si è respirato un’aria di fermento “culturale”, come non succedeva da tempo: centinaia di ricercatori provenienti da i dipartimenti di tutta Italia, in rappresentanza di decine di atenei, ma anche colleghi degli enti di ricerca “sopressi”, studenti e docenti uniti dalla voglia di promuovere una nuova idea di università: libera, pubblica e aperta.

“L’Università fa la differenza”. Questo il motto della manifestazione organizzata nell’aula “La Ginestra” di Chimica alla Sapienza, una location che si è dimostrata appena sufficiente a contenere i tantissimi presenti: segno che il movimento di protesta dei ricercatori nato a fine aprile di quest’anno non si è sgonfiato con l’estate ma, anzi, è cresciuto in questi mesi e si sta fortificando per affrontare l’autunno caldo della contestazione.

Le immagini: l’assemblea alla Sapienza 1 Continued…

Posted in Rassegna Stampa.


La nemesi dei ricercatori

da ilsole24ore.it

di Sergio Luzzatto

Nell’attuale protesta dei ricercatori, l’università e la politica italiane raccolgono quanto hanno improvvidamente seminato da una quindicina d’anni a questa parte.
Il caso di Bologna – dove i vertici dell’ateneo hanno posto un ultimatum ai ricercatori, minacciando di assumere docenti a contratto per garantire i corsi che i ricercatori stessi si rifiutano di tenere – è la punta di un iceberg: in forme appena meno virulente, un identico contenzioso esiste in tutte le nostre università, e l’inizio dell’anno accademico si presenta a rischio dovunque.

Posted in Rassegna Stampa.


UNIVERSITA’ – L’ANNO ACCADEMICO NON PUÒ COMINCIARE

Respingiamo il metodo Marchionne dall’Università Pubblica

Nei giorni scorsi, il Senato Accademico dell’Università di Bologna ha deciso di porre un ultimatum ai ricercatori che protestano: o accettano di tenere i corsi per avviare l’anno accademico oppure si farà a meno di loro.  E’ il metodo Marchionne che fa il suo ingresso negli atenei.
L’ultimatum ai ricercatori dell’Università di Bologna di oggi e la minaccia di licenziamento da parte del rettore Frati a Roma di qualche mese fa sono operazioni intimidatorie che l’intera comunità universitaria deve condannare. L’apertura dell’anno accademico è in forse per il colpevole disinteresse alle prospettive dei ricercatori e dei precari della didattica e della ricerca, per i tagli ai bilanci, per una “riforma” che dequalifica didattica e ricerca e accelera lo smantellamento dell’Università pubblica.
L’anno accademico quindi non può cominciare senza fermare (e/o revocare) tutte quelle decisioni “emergenziali” che non affrontano il ritiro dei tagli ai bilanci e della “riforma” Gelmini su governance, sullo stato giuridico del personale, sul diritto allo studio e che non risolvono le questioni anche “sindacali” dei ricercatori e dei precari,. Non si può avviare un anno accademico con l’intimidazione e la repressione “baronale” della protesta senza aprire un confronto che rimetta al centro della discussione gli studenti e il loro diritto ad una formazione di qualità accessibile a tutti, riqualificata e libera dai condizionamenti dei poteri forti.

La pretesa baronale di “padroneggiare” in nome e per conto dell’Istituzione universitaria e della sua funzionalità deve misurarsi con i problemi da risolvere e non, come avviene in queste ore, con la forza delle “decisioni irrevocabili” prese per dimostrare la completa subalternità dell’università alla necessità di spegnere ogni conflitto nel paese, anche a costo di spazzare via ogni ragione e diritto delle sue componenti più deboli e sfruttate.

RdB USB respinge l’attacco ai ricercatori e precari universitari come a tutti gli operatori delle  Amministrazioni Pubbliche e respinge lo smantellamento, tra queste, di Scuola, Università e Ricerca che sono i settori fondamentali per la formazione e la “produzione” di futuro per le generazioni giovani del nostro paese.
Ma la questione della difesa dell’Istituzione Pubblica, della sua qualità e della sua efficienza, della dignità e dei diritti dei suoi dipendenti non è risolvibile con un ritorno alle pratiche fallimentari dei sindacati concertativi (e dei partiti), ma va inscritta in un percorso di lotta che deve essere affrontato riaprendo il confronto con l’intera comunità politica e sociale del paese.
Invitiamo tutte le componenti universitarie a partecipare:

ROMA  –  25 settembre 2010
Assemblea Nazionale
precari scuola, università e ricerca

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Sapienza, assemblea dei ricercatori “Pronti a bloccare l’attività didattica”

da repubblica.it

Nella facoltà di Chimica dell’Università romana si riuniscono per una giornata di protesta gli aderenti alla Rete29aprile. “Va rivisto il disegno di legge di riforma approvato al Senato”

di VIOLA GIANNOLI

Sapienza, assemblea dei ricercatori "Pronti a bloccare l'attività didattica" Un momento dell’assemblea

Ricercatori riuniti alla Sapienza di Roma. Ha preso nall’aula Ginestra della facoltà di Chimica, l’assemblea nazionale dei ricercatori riuniti nella Rete 29aprile. Una riunione convocata dopo che il disegno di legge di riforma dell’Università approvato al Senato non ha subito alcuna modifica di rilievo come invece chiesto dagli universitari.

I ricercatori della Rete29Aprile, si legge nel documento di convocazione, ribadiscono invece le loro proposte: “Un corretto finanziamento delle università che nel 2011 subirà una riduzione tale da risultare inferiore agli stipendi; garantire il riconoscimento delle professionalità e del diritto alle carriere di ricercatori e professori con l’introduzione di un ruolo unico della docenza articolato in tre livelli; lo stanziamento di un fondo straordinario per reclutare giovani; una governance degli Atenei che non vada verso la svendita e la privatizzazione ma che veda una rappresentanza adeguata delle varie componenti del mondo dell’università”.
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Le insostenibili lezioni per gli studenti disabili

Giorgio Salvetti, MILANO

da ilmanifesto.it

Disabile grave. 36 ore di scuola media alla settimana. 10 ore con un’educatrice del Comune, 12 ore con un insegnante di sostegno precaria. Il resto in classe con tutti gli altri dove le insegnanti sono sempre meno e gli alunni sempre di più. E dove è in forte aumento la presenza di studenti disabili. Il risultato è che questi ragazzi bisognosi non vengono seguiti come dovrebbero e come è loro diritto, e che le lezioni per tutti diventano sempre più ingestibili.
Il tetto fissato dal ministro Gelmini al numero degli insegnanti di sostegno è una delle misure più ingiuste e più difficili da sostenere per le scuole pubbliche. Solo in Lombardia sono 761 le classi con 3 o più disabili, in totale i ragazzi che richiedono sostegno sono il 2,4%. Il loro numero è in costante aumento. Solo quest’anno in Lombardia sono aumentati del 10-15%. E questo nonostante il fatto che i criteri per la certificazione del loro stato Continued…

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Piovono tagli sull’università

Roberto Ciccarelli

da ilmanifesto.it

La riforma Gelmini dell’università verrà discussa dalla Camera a partire dal prossimo 15 ottobre. Il calendario strettissimo è stato stabilito ieri dalla commissione cultura dove è iniziato il secondo round della discussione su un provvedimento che cancellerà il ruolo dei ricercatori, moltiplicherà il numero dei docenti precari e trasformerà gli atenei italiani in un feudo a disposizione dei rettori e dei docenti ordinari. «Mi pare che ci stiamo avvicinando al traguardo», ha affermato il ministro Gelmini in occasione dell’avvio del dibattito in commissione, dopo avere ricordato che la sua riforma «è frutto di un lavoro di due anni e di una consultazione amplissima» con la comunità universitaria.
Nessun accenno alla protesta dei ricercatori che si riuniranno in assemblea domani alla Sapienza di Roma, né agli innumerevoli pronunciamenti degli organi accademici che in tutti gli atenei italiani si sono espressi contro una riforma che non è mai stata accompagnata dal consenso di chi lavora nelle università e dal favore degli studenti che dovrebbero trovare nell’università una prospettiva per il proprio futuro. E nessuna parola su una nuova, gravissima, denuncia del Consiglio universitario nazionale (Cun) che ieri ha rivelato l’esistenza di un nuovo taglio di 279 milioni al Fondo ordinario di finanziamento (Ffo). Continued…

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Aggiornamenti dalla battaglia Alma-Crumiri vs. Alma-Lotte

Non si ferma lo scontro tra il rettore Dionigi, i presidi di facoltà e i ricercatori in lotta dell’Università di Bologna. Continuano ad aumentare le adesioni allo sciopero, soprattutto dopo il ricatto à la Marchionne del Rettore a mezzo lettera, e si incominciano a profilare le ricadute finanziarie sull’Università.

Oltre ai nuovi milioni necessari per rendere effettivo il crumiraggio, la caduta nella qualità della didattica dovuta a dover rimpiazzare i ricercatori “titolari” avrebbe conseguenze sicure in termini di ranking, quel ranking che vede l’Unibo tra i primi 200 atenei del mondo. Quel ranking che è sempre la spina nel fianco dei Rettori da quando si è aggiunta la competizione tra atenei per accapparrarsi le scarse risorse governative. Quel ranking che in nome del merito a portato ad un continuo taglio delle risorse al mondo della formazione (anche quest’anno ci sarà un taglio del 3,72 rispetto al 2009-2010). Quel ranking che ha spinto il preside di Agraria Segrè ad indurre a più miti consigli lo stesso Dionigi, in nome dei problemi che il peggioramento dell’offerta didattica potrebbe comportare.

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Indisponibili 1/Rettore 0. Note e prospettive

da bartleby.info
Il REttore.jpgLa protesta dei ricercatori avanza, Dionigi retrocede.
Con una lettera inviata a tutti i ricercatori dell’Ateneo, il Rettore Dionigi fa un passo indietro: cade l’ultimatum lanciato in precedenza per venerdì 17 settembre, data entro la quale il Senato Accademico e il Rettore pretendevano una dichiarazione di disponibilità a sostenere i corsi e le attività didattiche da parte dei ricercatori.
Il ricatto del Rettore è durato poche ore, non poteva tenere!

Di fronte a questa prima vittoria dei ricercatori si fa decisivo aprire il campo della mobilitazione: moltiplicare i nodi della rete degli indisponibili, oltre Bologna e oltre la figura del ricercatore, provando a comporre le figure eterogenee che lavorano e vivono nell’università delle macerie.
Di fatto l’indisponibilità a tenere corsi e lezioni ci indica già un obiettivo di lotta: impedire l’inizio dell’anno accademico! Continued…

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Tregua armata in Ateneo il rettore toglie l’ultimatum

da repubblica.it

I primi segnali di distensione dopo la polemica per l’annuncio della sostituzione dei ricercatori che aderiscono al blocco della didattica con docenti a contratto. Rimosso il termine di venerdì deciso dal Senato accademico. Ivano Dionigi:  “Disponibili a esplorare soluzioni alternative”

di ILARIA VENTURI

Tregua armata in Ateneo il rettore toglie l'ultimatum

LA protesta dei ricercatori si infiamma dentro e fuori l’Alma Mater. E il rettore lancia un segnale di distensione: “Nessun ultimatum, né rottura di un dialogo”. Le barricate però rimangono alte. Dopo il polverone sollevato dalla decisione di garantire i corsi rifiutati dai ricercatori in lotta contro la riforma Gelmini (Il caso) anche con docenti a contratto, Ivano Dionigi ieri ha scritto una lettera per chiarire la posizione assunta dai vertici accademici. Un testo inviato a tutti i 1300 ricercatori per evitare “filtri mediatici e burocratici”. E per spiegare le ragioni di una scelta che per Dionigi è stata “fraintesa”. La scadenza data dai presidi a presentare le rinunce ai corsi entro domani “non deve essere intesa come un ultimatum”, scrive Dionigi. I tempi dunque si allungano, almeno sino ai primi giorni della

prossima settimana, così come richiesto dai ricercatori che si riuniranno in assemblea lunedì, dopo aver partecipato alla riunione nazionale. Sui modi, Dionigi glissa rispetto alla chiamata di docenti a contratto, strada delineata ieri l’altro all’uscita dal Senato accademico dal prorettore alla didattica Gianluca Fiorentini, ma che non compare nella lettera inviata dai presidi ai ricercatori se non nella formula di “modalità alternative di copertura degli insegnamenti”.

Continued…

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