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Roma 17 ottobre 2010 – La crisi unisce, l’università chiama

http://www.globalproject.info/public/resources/images/max/non_paghiamo_noi.jpgLe reti studentesche romane accolgono l’appello “Uniti contro la crisi” e indicano la Sapienza come luogo dove dare vita ad una grande assemblea pubblica capace di garantire continuità al percorso che si aprirà il 29 settembre e procederà fino alla grande manifestazione del 16 ottobre.

Interrogare la crisi in Italia vuol dire prima di tutto cercare di individuare la strategia di risposta al modello sociale che il governo sta cercando di mettere in campo. Il percorso intrapreso dal governo, se all’inizio poteva sembrare disordinato e confusionario, è ormai molto chiaro. L’ultimo passaggio, l’accordo separato di Pomigliano, ha reso ai nostri occhi più evidente quale sia la strategia italiana di risposta alla crisi: attacco alle garanzie e alla contrattazione nazionale, legittimazione della precarietà come forma di vita, ridefinizione complessiva della relazione capitale-lavoro. Pensiamo che questo però sia solo un secondo step di un’unica strategia, cominciata due anni fa con il definanziamento massiccio di scuola e università e arrivata al culmine con l’invito del ministro Sacconi ai giovani laureati di dedicarsi a «lavori umili e manuali». Una strategia complessiva che, innestandosi in un ventennale processo di subordinazione del lavoro e dei saperi alle logiche della precarietà, della mercificazione e del profitto, mira a distruggere qualunque capacità contrattuale o garanzia, siano esse individuali o collettive.

I tagli del governo e il Ddl Gelmini, attraverso la dequalificazione della didattica, la precarizzazione della ricerca, l’attacco al diritto allo studio e la torsione in senso autoritario e aziendale della governance, svuotano l’università di saperi, qualità e diritti, desertificando il presente e il futuro della nostra generazione esattamente quanto la legge 30 e la riforma del sistema contrattuale abbattono il sistema di tutele in grado di fornire dignità e speranza dentro e fuori i luoghi di lavoro.

Proprio il mondo della formazione, attraverso il movimento dell’Onda, si è interrogato per primo sulla crisi e sulle sue conseguenze. Crediamo che «Noi la crisi non la paghiamo» sia uno slogan ancora attuale, laddove due anni fa è stato, nella sua viralità e nella sua larga diffusione, la prima forma pubblica di rifiuto della crisi da parte di migliaia di giovani, studenti, precari. Non si è trattato in nessun caso di una resistenza conservatrice, ma di un’istanza composta al suo interno da molti temi e rivendicazioni, dall’immaginazione di una nuova funzione sociale della scuola e dell’università, alle battaglie per una via di fuga dalla precarietà lavorativa ed esistenziale, al tentativo di porre nell’agenda del dibattito pubblico il tema del welfare e del reddito garantito. Un movimento, quello dell’Onda, che è si è posto subito il problema di generalizzare l’opposizione alla crisi e che ha provato a parlare al resto dei movimenti e delle lotte sociali.

L’attacco congiunto ai luoghi del lavoro e della formazione ci impone di riaprire in quest’autunno possibili fronti ricompositivi di resistenza alla crisi, provando a immaginare un nuovo orizzonte comune per la stagione di lotte che intendiamo aprire. Laddove viene messo in crisi l’intero complesso dei diritti che i movimenti e i conflitti sono stati in grado di strappare negli ultimi quarant’anni, la nostra prospettiva non può, evidentemente, attestarsi sulla semplice difesa dello status quo ante, ma deve tentare di costruire nuovi diritti, all’altezza dello stato di cose presenti. In quest’ottica, il ragionamento attorno alla difesa dei beni comuni e al superamento della contrapposizione tra le rivendicazioni sul reddito e quelle sul salario ci offrono l’opportunità di aprire una nuova stagione di riflessione e iniziativa.

Non possiamo che accogliere con estremo favore l’appello Uniti contro la crisi circolato in questi giorni (pubblicato domenica 19 settembre da il manifesto), sottoscritto da una serie di nomi impegnati nel vasto panorama delle lotte e dell’associazionismo, dei conflitti sui beni comuni e sui luoghi di lavoro, non fosse altro perché ne condividiamo l’urgenza. Ricomporre le resistenze, costruire connessioni tra tutte le lotte, provare ad immaginare ed esprimere una nuova prospettiva di futuro: crediamo che questo sia davvero il terreno decisivo su cui si giocherà la partita dell’autunno! Proponiamo che il mondo della formazione possa ospitare questa discussione, mettendo a disposizione di tutti i propri spazi, a partire dalle lotte che stanno già iniziando nei territori e che cresceranno nel corso dell’autunno. Dai precari della scuola, in lotta contro i licenziamenti di massa e la completa dequalificazione della scuola pubblica, che in questi giorni stanno protestando in molte città italiane, ai precari della ricerca che difendono la dignità e la centralità di chi lavora per l’innovazione al servizio di tutti, ai ricercatori strutturati, che, in opposizione al disegno di riforma della Gelmini e ai tagli del governo, in molti atenei hanno dichiarato l’indisponibilità ad assumere incarichi didattici, disvelando così una situazione che da anni caratterizza le università italiane, quella di un sistema formativo e di ricerca fondato sul lavoro gratuito e non riconosciuto.

La nostra generazione, la prima a vivere in maniera totalizzante la precarietà come forma dominante dei rapporti di lavoro e come cifra di disciplinamento delle vite quotidiane, si trova al centro di questo attacco congiunto al lavoro e ai saperi, e deve avere il coraggio di cogliere la sfida imposta dalla crisi, inserire la difesa dell’università pubblica all’interno di una vertenza generale sul futuro e interpretare un ruolo di primo piano nella costruzione di un nuovo modello di sviluppo, equo e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, a partire dalla costruzione di un sistema di welfare universale in grado di garantire l’autonomia sociale alla generazione precaria.

Per questo saremo protagonisti delle giornate del 29 settembre (mobilitazione internazionale indetta dai sindacati confederali europei contro le politiche di austerità imposte dall’Ecofin e accolte da tutti i governi, compreso il nostro) e del 16 ottobre (manifestazione nazionale indetta dalla Fiom), e proponiamo, in risposta alle sollecitazioni dell’appello Uniti contro la crisi, la convocazione di un’assemblea generale dei movimenti e delle lotte sociali all’Università La Sapienza di Roma il giorno 17 ottobre, alle ore 11 presso la facoltà di Scienze politiche. Un momento aperto e inclusivo, in grado di partire dai temi della conoscenza per costruire un discorso complessivo su crisi, precarietà, welfare, ambiente e beni comuni, per comporre un fronte comune di resistenza e lotta, per rilanciare un ciclo generale di mobilitazioni sociali.

UniRiot – Roma

Link – Roma

Uds – Roma

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