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“Se la cultura non paga…” – Dossier Università/ micropolis

di Saverio Monno

da micropolis

“La cultura non paga”, è parte di quel superfluo di cui può farsi tranquillamente a meno. Il Governo ha cercato dielo in tutti i modi possibili ciò che pensa dello studio, dell’arte, del sapere in generale. Non è un caso se dopo i crolli di Pompei e la cura da cavallo riservata alla scuola pubblica, anche l’università stia soccombendo lentamente sotto il fuoco incrociato del binomio Gelmini Tremonti. Il boccone più amaro da mandare giù, però, resta lo smantellamento del diritto allo studio, un atto criminale che riesce a far passare in secondo piano qualunque altra vigliaccheria questo Governo abbia compiuto.

Per effetto dei tagli, nella nostra regione sono stati circa duemila i ragazzi che hanno corso il rischio di dover abbandonare l’università. Solo il provvidenziale sblocco di alcuni fondi regionali, sommati a risparmi propri dell’Adisu, ha permesso di evitare il peggio e nonostante sia ormai certo che il diritto allo studio sarà garantito a tutti, ci sarà lo stesso da tirare la cinghia: dei 4529 studenti idonei, infatti, solo 1928 ragazzi riceveranno borse di studio complete, a tutti gli altri l’Adisu non sarà in grado di garantire altro che i servizi essenziali. La situazione insomma è grave e l’approvazione della riforma Gelmini in Senato – al momento in cui scriviamo il provvedimento non ha ancora affrontato il passaggio in aula, ma sospettiamo che l’esecutivo non avrà incontrato grossi ostacoli a Palazzo Madama – lascia immaginare che la situazione sia destinata a peggiorare.

Per cercare di capirne di più abbiamo incontrato il Commissario straordinario dell’Adisu, il professor Maurizio Oliviero, che ci ha aiutato a fare chiarezza su scenari attuali e futuri del diritto allo studio in Umbria.

Il collegio di agraria occupato, le proteste sul tetto della mensa, il momento è talmente nero che definirlo pessimo è quasi ottimistico. Sappiamo quali siano le condizioni dei ragazzi e quanto le loro famiglie facciano fatica a reggere il peso della situazione, quali sono invece le condizioni del diritto allo studio in Umbria? Come sta l’Adisu?

L’Adisu è un ente che ha avuto ben quattro anni e mezzo di commissariamento che sono serviti a fare due cose fondamentalmente: risanare il bilancio e sviluppare politiche per il diritto allo studio vicine ad un’idea moderna di servizio.

Sono convinto che il diritto allo studio non può essere inteso come un po’ di soldi, un posto dove dormire ed un pasto da mangiare. Non è carità. Per cui, oltre alle borse, con “diritto allo studio” deve intendersi tutta una serie di servizi che contribuiscono ad assicurare a tutti i meritevoli e bisognosi quelle azioni necessarie al completamento della loro dignità di studenti. Per fare questo abbiamo messo a disposizione, oltre che un contributo per il pagamento delle tasse universitarie, delle condizioni di facilitazione per l’acquisto dei libri, un percorso di assistenza che fosse quello dell’orientamento e del tutoraggio, ma anche l’accompagnamento psicologico, il supporto sanitario, e così via. Oltre ai meritevoli ed ai bisognosi però, qui c’è una comunità intera di studenti. Per questo negli anni passati abbiamo pensato ad un passaggio ulteriore: va bene continuare a garantire al 100% degli aventi diritto una borsa di studio, ma bisogna aprire i servizi alla generalità degli studenti. Oltre a “lo Zaino”, il servizio di supporto psicologico di cui dicevo, abbiamo pensato al servizio del “Cercalloggio”. Non siamo immobiliaristi, il “Cercalloggio” è solo uno strumento che ci consente di “stare sul mercato” per valorizzare quella parte sana della città, che normalmente viene inserita nel calderone generale degli sfruttatori e degli affitti in nero. Siamo l’unico ente che dice agli studenti: “Sei borsista e vuoi un contributo per l’affitto? Per avere questo contributo, mi devi depositare un contratto formalmente registrato, altrimenti perdi questo beneficio”. Anche chi non ha diritto ad alcun contributo, però, può rivolgersi alle nostre strutture per avere un aiuto a trovare un alloggio dignitoso.

Ci sono i tagli del Governo, però, e il Ddl Gelmini…

È un momento difficile. L’ente sta incontrando parecchie difficoltà. Ma si tratta di difficoltà che non derivano solo dai tagli (annunciati!) del Governo. Il “fondo di intervento integrativo per l’anno 2010” ammonta a circa 96milioni di euro – quasi un terzo della somma messa a disposizione per il 2009. Ora, in questa situazione, il riparto per la Regione Umbria è passato da una somma di poco superiore ai 9,3 milioni di euro ad appena 3,5 milioni. Il problema vero, però, è che mancano all’appello pure quei finanziamenti che il Governo si era impegnato a garantire. Per cui i tagli si moltiplicano. Mi spiego meglio. Generalmente, verso la fine di ottobre, lo Stato erogava il saldo delle borse per l’anno precedente e pagavamo agli studenti la famosa “seconda rata”. I fondi statali, insomma, arrivavano sempre dopo che noi avevamo pagato la “prima rata” delle borse che erogavamo, invece, in parte con piccole anticipazioni statali, in parte con fondi regionali. Quest’anno, però, il Governo (o meglio il Miur) mi ha comunicato che per problemi di cassa non è in grado di assicurare il saldo delle borse dell’anno scorso. Ma quei soldi erano comunque impegni di spesa che loro avevano già assunto: questi soldi allora che fine hanno fatto? Mi dicono che potrebbero arrivare tra gennaio e febbraio. Mi dicono… Intanto però – anche in questo caso per problemi di cassa – non ci vengono consegnate nemmeno le anticipazioni del 2010/2011, sui già 3,5 milioni scarsi previsti. L’unica cosa che abbiamo a disposizione, allora, oltre ad un po’ di risparmi dell’ente (tanto per citare il capitolo di spesa più grosso, anni fa avevamo concordato con la Regione la soppressione del consiglio d’amministrazione arrivando a risparmiare qualcosa come 5-600 mila euro l’anno), è il fondo della Regione, ma questo serviva per colmare il 30-40% delle borse.

Il Governo però continua a ripetere che ha inserito nel “fondo di intervento integrativo per il 2010” altri 100 milioni di euro. Il ministro Gelmini lo ha detto in più di un’occasione.

In realtà il ministro questi 100 milioni per il diritto allo studio li ha messi in programmazione per il prossimo anno, ma questo vuol dire solo che avremo una cifra che non si allontana molto dai 96 milioni di euro stanziati per quest’anno. Anzi, c’è anche un dubbio, che puzza un po’ di fregatura: per la prima volta, questi cento milioni cambiano il titolo! Non più “borse di studio”, ma “prestiti d’onore e borse di studio”.

Qual è la differenza? Che il ministro anticipa la sua malsana idea di diritto allo studio e il fondo del prossimo anno per metà sarà destinata ai prestiti d’onore e per l’altra metà alle borse di studio. I prestiti d’onore però non sono borse di studio, ma prestiti a tassi e condizioni “agevolate” che andranno ad indebitare le famiglie. A conti fatti significa che il “fondo integrativo”, il prossimo anno, è teoricamente non di 100, ma di 50 milioni di euro.

Quindi, se tutto andrà bene, immagino che l’Adisu passerà dai 3,5 milioni di quest’anno a 1,5-1,6 milioni di euro. Con una somma del genere non copriremo nemmeno il 10% degli aventi diritto. Il ministro parla di cifre, dice che hanno garantito il 100% delle borse di studio, ma non è vero. Il bilancio dell’Adisu lo faccio sui carteggi che arrivano dal ministero, su dati ufficiali quindi. In questo periodo iniziamo a pensare anche al bilancio preventivo per il prossimo anno, ma se le cifre sono queste come faccio a stilare un bilancio? Se dovessi limitarmi a trascrivere cifre, e pensassi di attingere fondi dai numeri del famoso “decreto Tremonti”, devo immaginare che il prossimo anno non erogherò borse se non al 7- 8% degli aventi diritto e che addirittura per il 2012-2013 avrò “zero” in cassa. Si, certo, arriva sempre qualcuno a dire che poi il ministro interviene, ma in queste condizioni come faccio a fare una programmazione?

Giorni fa accennava alla possibilità di fare ricorso…

Anche laddove ci fossero dei tagli, la legge stabilisce che un ente non può ricevere meno dell’80% di quello che ha ricevuto l’anno precedente. È proprio sulla base di questa norma che gli enti possono fare bilanci preventivi.

L’anno scorso, ad esempio, abbiamo ricevuto 9,3 milioni di euro, in virtù del fatto che siamo riconosciuti a livello nazionale come uno dei primi enti per il diritto allo studio.

Conseguentemente, non avendo motivi di prevedere sconquassi, per l’anno in corso, abbiamo messo a bilancio 7,8-7,9 milioni di euro, considerando già la diminuzione del 20 per cento. La legge mi dice questo e preparo il bilancio con questa certezza. La Gelmini invece quando ha distribuito i fondi, non ha tenuto conto di quel vincolo normativo. Anche a fronte di tutti i tagli, avrei dovuto ricevere non meno di quei 7,8-7,9 milioni che avevo preventivato, non 3,5 milioni. Con i tagli ho ricevuto il 60% in meno e non il 20% prescritto dalla legge. Chiaro quindi che presenteremo un
ricorso.

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