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La Gelmini elargisce spiccioli, ma il 17 novembre le piazze si riempiranno!

Mossa notturna della Gelmini: con il miliardo scarso promesso dal ministro dell’economia Tremonti prova a rintuzzare i suoi piani di governance dell’università, in direzione del 25 novembre (giorno in cui il governo Berlusconi vorrebbe approvare alla Camera il ddl Gelmini).

Il ministro in una sola operazione cerca di sopperire ai vuoti devastanti della 133 (legge Gelmini-Tremonti), di tenersi buoni alleati strategici (cattolici, rettori e baroni), di tamponare le proteste (ricercatori e studenti). A pochi giorni dallo start della “settimana dell’università”, che prenderà il via con la giornata di mobilitazione del 17 novembre, andando di pari passo con l’ingresso alla Camera della riforma dell’università (previsto per il giorno 18), la Gelmini tira fuori dal cilindro questa mossa perchè pressata dalle evidenti difficoltà di governo come dalle diffuse mobilitazioni nelle facoltà, cercando di mettere una pezza dinnanzi al (soprattutto potenziale) dissenso studentesco ma anche distribuendo contentini per provare a smussare le fila dei suoi avversari… Con il maxiemendamento alla legge di stabilità per il 2011 (ex legge finanziaria) approvato stanotte il governo consegna e raddoppia agli istituti privati i 245 milioni tagliati con la prima versione del provvedimento, restituisce quasi 500 milioni agli atenei per il fondo di finanziamento ordinario e per i concorsi per i professori di seconda fascia, promette 100 milioni per le borse di studio. Così la Gelmini ha deciso di utilizzare il milione scarso del ministro Tremonti…
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L’università del dopo Gelmini

1. Un mese fa la Camera sospendeva l’esame del ddl Gelmini sull’università per palese mancanza dei fondi ritenuti necessari dalla stessa maggioranza alla sua approvazione. Il problema, come si usa dire, era (ed è) politico, tanto quanto lo è la scelta strategica dell’allocazione delle risorse pubbliche in un epoca di crisi economica. La protesta dei ricercatori nasceva infatti dai tagli al sistema che ne hanno messo in ginocchio le possibilità di sopravvivenza (senza la, più o meno, volontaria prestazione d’opera loro e del precariato accademico). Ma, come dice un vecchio proverbio cinese, “quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito”: così siamo finiti di nuovo nella finanza creativa del Ministro Tremonti. Ne è uscito un taglio del Fondo di finanziamento ordinario per le università di 276 milioni di euro nel 2011 rispetto all’anno in corso, spacciato dal Governo e dalla stampa che si limita a trascrivere le veline di Palazzo per un incremento di 800 milioni o di addirittura di 1 miliardo di euro (a seconda che si contino i fondi recuperati o stanziati per il diritto allo studio e per la ricerca in convenzione pubblico-privato).

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Scarti di college

di Tiziana Terranova, da ilmanifesto.it

Le immagini degli studenti che irrompono nella sede del partito conservatore hanno fatto il giro del mondo. E come spesso accade la discussione si è concentrata sulla presenza di provocatori o sulla legittimità o meno di azioni dirette talvolta violente. Poco o nulla è stato detto che le proposte di riforma del sistema di finanziamento pubblico alle università inglese rischia di cancellare corsi di laurea e di impoverire l’offerta formativa. In Inghilterra, come in Italia, la cultura e la formazione devono essere funzionali allo sviluppo economico, altrimenti sono da cancellare perché superflue. E oltre Manica come in Italia, la strada scelta dai governi dei due paesi è la stessa: una progressiva privatizzazione della formazione. Continued…

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L’atteso imprevisto: panic in the streets of London

Cinquantamila, tra studenti, ricercatori e professori, non sono affatto pochi, soprattutto se le più rosee aspettative dei sindacati studenteschi davano al massimo settemila persone in piazza per lo scorso dieci novembre: giorno della più grande e radicale manifestazione di opposizione sociale dagli anni Novanta che il Regno Unito abbia vissuto.

Di fronte alla radicalità espressa durante il corteo, i vari portavoce dei sindacati studenteschi hanno avuto un bel dire sostenendo che le azioni dirette sono state opera di una piccola minoranza che ha occupato il quartier generale dei Tory, il partito conservatore oggi al governo. Per chi era presente quel pomeriggio è stato chiaro come l’unico gruppo minoritario in quella manifestazione fosse proprio il sindacato! Davvero paradossale per una manifestazione organizzata a tutti gli effetti dalle potenti union studentesche.

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Giornata internazionale dell* student*- Manifestazione a Perugia Mercoledi 17 Novembre ore 14 Ritrovo a Piazza Partigiani

Mercoledi 17 Novembre ore 14
Ritrovo a Piazza Partigiani

In occasione della giornata internazione dell* student* ci sarà a Perugia una manifestazione per:

– reclamare i fondi per le borse di studio
– rivendicare gestione realmente democratica degli spazi e dei tempi universitari
– reclamare reddito e welfare
– reclamare diritto alla mobilità
– opporci ai tagli e alle controriforme che impoversicono e gerarchizzano le nostre vite e alla riforma gelmini che sarà discussa e approvata entro il 25 novembre

La manifestazione terminerà a Piazza IV Novembre con interventi di precar* della scuola, ricercator*, borsist*, tutt* accomunat* dalla volontà di rispondere insieme all’attacco ai nostri diritti.

CI STANNO TOGLIENDO TUTTO

RIPRENDIAMOCI IL FUTURO!

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Università, la grande fuga – inchiesta de L’Espresso

inchiesta de L’espresso 08.11.10 – a cura di Letizia Gabaglio e Daniela Minerva Negli Stati Uniti e in Inghilterra, naturalmente. Ma anche in Australia, in Corea e perfino in Cina. I ragazzi che scelgono di studiare all’estero sono sempre di più. Ecco perché e dove. Per loro, il mondo è alla portata di un click. I ragazzi che devono scegliere oggi la carriera universitaria sono i veri nativi digitali, muovono velocemente i polpastrelli sui nuovi monitor per cercare, evidenziare, allargare un fiume sconnesso di informazioni casuali che vengono da ogni angolo del pianeta. Parlano un italiano meticcio, sincopato e abbreviato come fosse pensato per un sms e sembrano capirsi quando chattano con coetanei di mezzo mondo. Sbuffano e scalpitano pensando agli atenei nostrani, non sanno immaginarsi alle prese col mercato del lavoro italiano che sembra lo stesso che accolse i loro genitori. Perché a loro basta un click per lasciarsi alle spalle la polvere dell’Italia. Per entrare in quei mondi che sembrano fatati: Harvard, Mit, Oxford, Barcellona; o magari Tokyo, Singapore, Canberra per i più coraggiosi; e oggi anche Pechino o Seul. Perché no, allora? Perché non scegliere le biblioteche digitali, i super laboratori, i professori più famosi del mondo, e il sogno: americano, cinese o spagnolo che sia?

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“Education cuts…?” 50mila studenti londinesi assaltano la Millbank Tower!

da il manifesto 11.10.10 – 50 mila studenti infuriati contro i tagli. Brucia Londra. Nella capitale britannica storica mobilitazione in risposta al progetto di aumentare le rette e sottrarre 3 miliardi di sterline al sistema universitario Grande corteo e sit-in ai piedi del Big Ben. E in 200 devastano la sede dei Conservatori. Premier in difficoltà, criticato anche dagli alleati. Vetrine che cadono in frantumi, sotto i colpi di sassi, bastoni, e calci, con i cocci che finiscono sull’asfalto illuminati dal bagliore arancione dei fumogeni e dalle fiamme di un falò alimentato da cartelli e striscioni. Un ostacolo che si infrange sotto la pressione di una folla infuriata, che si fa largo tra poliziotti sguarniti e impauriti e invade l’entrata dell’edificio lanciando grida di gioia e improvvisando danze scalmanate tra poltrone e schermi a cristalli liquidi. Continued…

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Speciale Euniriot – London Calling: go and get them all, kids!!

da uniriot.org report da Londra a cura di Shendi Veli, Uniriot Network – Il 10 novembre a Londra non c’è stata una giornataLa protesta degli studenti blocca Londra Scontri, assaltato il palazzo dei Tories anomala solo dal punto di vista metereologico. Oltre ad un inaspettato sole si è data infatti una grande e radicale giornata di protesta del mondo della formazione come da anni non se ne vedevano. I tagli del governo inglese nelle settimane precedenti avevano suscitato numerosi dibattiti e perplessitá.  La drastica riduzione del welfare di base, che colpisce in misura preoccupante i sussidi alla disoccupazione, gli house-benefit e i sussidi per la maternita’, sembra minare le stesse possibilitá di sopravvivenza delle fasce basse della popolazione, lasciando piú o meno intatto il livello dei servizi accessibili a quell’ ampio e variegato mondo che compone la middle class inglese. La storia peró non è cosí semplice. La riduzione del 40% dei fondi all’istruzione pubblica colpisce infatti proprio le possibilitá di riproduzione della classe media.

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Brescia – Diritto alla vita, lezioni universitarie sotto la gru dei migranti

Il reportage con gli immigrati sulla gruda uniriot.org 10.11.10, report e foto a cura di Damiano Cason, Uniriot Network – Questa mattina anche una parte dell’Università di Brescia scende in campo per sostenere e solidarizzare con i sei migranti (cinque dal primo pomeriggio, mentre scrivo uno di loro è sceso per via delle precarie condizioni di salute) che ormai da 11 giorni occupano la gru del cantiere della metro in via San Faustino a Brescia. Si tratta di quella parte di Università che non ha potuto chiudere gli occhi di fronte alla vergognosa situazione che mette i migranti nelle condizioni di dover lottare per la propria vita. Le facoltà di Economia e di Giurisprudenza si affacciano infatti proprio sul presidio che da lunedì (con le violente cariche della polizia) è arretrato all’altezza della chiesa di San Faustino.

Una cinquantina di professori e ricercatori hanno aderito al comunicato di solidarietà redatto dal Comitato per le Pari Opportunità dell’Ateneo. A scendere in strada questa mattina sono stati professori di Economia e Giurisprudenza: gli organizzatori tengono a precisare che “noi non rappresentiamo nessuno, vogliamo solo portare la nostra solidarietà ai migranti che sono sulla gru e a tutte le persone che partecipano al presidio”. “Ognuno porta la propria sensibilità, e noi come professori universitari, cerchiamo di costruire proprio qui un momento di confronto, che non sarà una lezione accademica e cattedratica”. “Abbiamo sentito come un’esigenza rispondere alla militarizzazione e alle cariche che sono avvenute nella nostra strada, magari riportando proprio qui il confronto sui temi giuridici ed economici di cui dovremmo essere gli “specialisti”, per fare in modo che l’università torni ad essere strumento sociale e non, come sempre più sta accadendo, strumento del mercato”.

Alle lezioni hanno partecipato decine di studenti, in un clima surreale di fronte ai cordoni di polizia e carabinieri e sullo sfondo i migranti che salutavano dalla gru. Intanto il presidio continua.
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Da nord a sud, ecco la giungla delle tasse universitarie

http://www.politica24.it/img/tasse-italiane.jpgda repubblica.it 11.11.10 – Le rette degli atenei settentrionali sono mediamente più alte di quelle del sud. L’indagine della Federconsumatori rileva diseguaglianze e meccanismi penalizzanti per le fasce di reddito medio-basse: tutta colpa dell’Isee

Al Nord l’università costa cara, più che al Sud. Gli atenei settentrionali hanno infatti tasse più alte del 25,27 per cento rispetto a quelle meridionali per quanto riguarda le fasce minime di reddito e la differenza arriva fino all’88,87 per cento nel caso dei redditi più alti. E anche rispetto alla media nazionale, si conferma la tendenza: in fascia di reddito maggiore, la retta degli atenei del Nord è più alta del 13,13 per cento. E  considerando la fascia più bassa (6 mila euro), la cifra lievita ancora: più 32 per cento rispetto alla media. E’ questo il quadro delineato nell’indagine dell’Osservatorio nazionale sui consumi di Federconsumatori che, nel “rapporto sui costi degli atenei italiani”, ha scelto di misurare, città per città, il “prezzo” da pagare per accedere ai centri del sapere.
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