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Università, al via la lotteria dei quiz Ma l’anno prossimo pre-test alle superiori

da repubblica.it

di Laura Montanari

Dopo le polemiche allo studio un progetto di valutazione a cura dell’Invalsi. Solo un’aspirante matricola su dieci potrà iscriversi. L’Anaao: un sistema inadeguato

FIRENZE – Oltre novantamila studenti alle prese con i test di accesso all’università. Batticuore e polemiche. Domani, con i soliti numeri da concerto rock, toccherà agli aspiranti medici cimentarsi con un quizzone di 80 domande a risposta multipla che, soltanto per una minoranza, diventerà il lasciapassare per l’iscrizione in facoltà. Critiche e proteste contro questo sistema di selezione si sono intensificate negli ultimi mesi e sono arrivate sia dai rettori che dai presidi delle facoltà tanto che il ministero si è convinto a varare una riforma che potrebbe entrare in vigore già nel prossimo anno. Finita l’ondata dalle prove per le matricole del 2010 metterà al lavoro una commissione. Fra le ipotesi allo studio, la più probabile è l’introduzione di una “prova oggettiva”, cioè un test fin dall’esame di maturità che potrebbe andare a far media con il risultato del test universitario. Questo perché, come hanno evidenziato le rilevazioni del Miur, i voti dell’esame di Stato fra scuole del Nord e del Sud fanno emergere diversi metodi di giudizio e valutazioni decisamente più alte nel meridione. Della prova oggettiva potrebbe incaricarsi l’Invalsi, l’istituto nazionale di valutazione.

Meno praticabili sia per questioni di tempo, sia di risorse, sembrano altre ipotesi, come quella suggerita da alcuni presidi di facoltà, di aprire a tutti gli accessi al primo anno e di selezionare in base ai risultati degli esami al secondo, o l’altra, di far sostenere agli studenti, oltre al test, un colloquio.

Intanto si va avanti con quello che c’è: domani il test di Medicina, poi Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e le professioni sanitarie. Totale degli studenti coinvolti: oltre 90mila. Contro il test-sbarramento di Medicina si è mosso anche L’Anaao, il più grande sindacato dei medici ospedalieri che attraverso il segretario nazionale, Costantino Troise, ha definito la prova “inadeguata”: manca una graduatoria nazionale “per cui il punteggio necessario per l’ammissione presenta una estrema variabilità da una sede all’altra: studenti esclusi da una facoltà sarebbero ammessi con lo stesso punteggio in altre”. “Mi chiedo quanti di noi oggi sarebbero medici se avessero dovuto sostenere i test che sottoponiamo ora ai ragazzi” ammette Gianfranco Gensini, preside della facoltà di Medicina di Firenze. “Non è tutto da buttare – interviene Laura Vizzotto, coordinatrice del corso di laurea alla Statale di Milano – ogni anno il test viene affinato e migliora. Restano delle criticità e oggi io penso che questa prova non sia in grado di selezionare con certezza gli studenti. Penso che un primo passo possa essere quello di valutare anche la carriera scolastica dell’allievo”.

Favorevole a introdurre dei cambiamenti è persino il presidente della commissione ministeriale che ha elaborato il test, Vito Svelto, un ingegnere, ex preside di facoltà a Pavia, oggi in pensione: “Potremmo integrare l’andamento del test coi voti della maturità o degli ultimi tre anni di media superiore” spiega pur difendendo la prova: “Tutto si può migliorare, ma la nostra è simile a quella adottata in certe università americane. È normale che ci siano oltre ai quesiti scientifici anche quelli di cultura generale, meno normale è, come avvenuto lo scorso anno che soltanto il 20 per cento dei candidati aspiranti medici sapessero chi fosse Albert Sabin”. Nei test di quest’anno, spiega il professor Svelto, “abbiamo diminuito il nozionismo e potenziato i quesiti di logica nel test di Medicina, mentre per Veterinaria, su indicazione del ministro, abbiamo drasticamente diminuito il numero delle domande di cultura generale e incrementato quelle di biologia”.

La stagione dei test è dunque aperta, assieme a quelli di carattere nazionale per le facoltà a numero chiuso ce ne sono migliaia di altri banditi dai singoli atenei. Quest’anno poi è cresciuto anche il numero delle università che hanno varato i test di autovalutazione per molte (o per tutte) le aspiranti matricole. Chi non raggiunge la sufficienza in queste prove potrà lo stesso iscriversi e frequentare regolarmente, ma dovrà sostenere dei corsi di recupero per risanare le lacune nella preparazione.


Posted in Rassegna Stampa.