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Roma: 14 dicembre 2010

da precaria.org

Scena 1: Dal palazzo

Il Ddl Gelmini, mentre taglia di 1,3 miliardi di euro in tre anni il fondo di finanziamento ordinario per l’Università pubblica, concede incrementi di finanziamento per le Università telematiche private e per il Cepu. Catia
Polidori, la proprietaria del Cepu, eletta con Fini e membro di Fli, decide all’ultimo momento, guarda caso, di votare la fiducia al marcescente governo Berlusconi Per onestà di cronaca, non è l’unico caso.  Vi sono anche altre due parlamentari di Fli e pure l’astensione dei Sudtirolesi, abbagliati dalla possibilità che il Parco dello Stelvio possa diventare patrimonio dei bolzanini. Non abbiamo altro aggiungere. Questa è la politica oggi in Italia.

Se vogliamo essere più sofisticati, è l’esito di un decennio (ma forse è un ventennio!) in cui il dibattito politico è l’espressione di un regime, non più totalitario, come ai tempi del ventennio, ma velleitario. La politica oggi è forma di imposizione di logiche di dominio e controllo sociale, dettate dalle esigenze dei poteri economici (leggi modello
Fiat-Cisl), sociali (leggi Bossi-Fini e Sacconi-Vaticano) e militari (l’illusione, questa sì nostalgica del ventennio, della coppia La Russa-Maroni).

La politica non è più l’arte della mediazione di democristiana memoria: esigenza di facciata della democrazia borghese, oggi pallido riccordo. Il dibattito politico, che il 14 dicembre 2010 si è farsescamente riprodotto nel parlamento, è tra due logiche di imposizione, di segno diverso, ma di sostanza comune: da un lato l’asse PD-IdV, portatore di una sorta di pseudo legalitarismo di maniera, dall’altro il duo Berlusconi-Bossi, che propina un modello di arbitrii feudali post litteram.

Per noi, precarie e precari, non c’è comunque scampo.

Scena 2: Dalla piazza

Per una volta ciò che è successo può essere raccontato senza troppi ghirigori.

Il circo mediatico, di giornale in telegiornale, ripete con poche differenze gli stessi mantra: la distanza fra strada e palazzo, il ritorno agli anni settanta, i pochi black bloc che possono tutto, la presenza degli infiltrati, il ritorno dei centri sociali, degli autonomi, dei professionisti dello scontro, la divisione fra i buoni ed i cattivi ed infine la generazione precaria a cui è vietato il futuro. Una raffica di parole sparate in ordine sparso, alcune volte senza logica, altre volte con la l’espressa volontà di usare ciò che è successo per conti terzi.

Ma Ieri ciò che è accaduto a Roma è semplice da spiegare: si è coagulata un massa critica di umanità varie che ha rotto l’eccezione italiana di una crisi subita in silenzio riportandoci di fatto fra le genti d’europa. Ieri, infatti, ciò che è successo c’entra poco e nulla con gli anni 70 e genova 2001 , ma geneticamente è molto simile ha ciò che avviene nelle strade di Londra, in quelle di Atene e Parigi.

Ciò che è accaduto ieri è una rivolta di popolo. Una rivolta di quella generazione precaria che ha smarrito speranze e futuro, si badi bene che non è il frutto di una distanza del palazzo dalla strada ma, al contrario,  è il risultato del modo con cui il potere gestisce e amministra  strade, territori, risorse, beni comuni, tempo e corpi; “fonti di guadagno” rispettivamente, militarizzate, cementificati, sfruttate, privatizzati e precarizzate.

In questo fra centro destra e centro sinistra, c’è veramente poca distanza. Ai politici, politologi, politicanti e informatori e disinformatori il compito di blaterare sulla fine della mediazione e della rappresentanza. A noi precari il compito costruire ed affermare le ragioni di un punto di vista diverso fondato sullì’appropriazione del reddito e dei diritti.

continua…

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Cronaca di un pomeriggio di guerriglia

da micromega

di Giacomo Russo Spena

Roma – “Il limone, qualcuno mi dia il limone. Non ci vedo più”. Il suo scudo-libro “Uno nessuno e centomila” è finito per terra, travolto dal fuggi fuggi generale. Per la carica della celere che non si risparmia nel lancio dei lacrimogeni CS. E adesso i suoi occhi sono gonfi come mai. Semichiusi dal bruciore. Sono da poco superate le 13, gli studenti hanno appena provato a sfondare il blocco delle forze dell’ordine per riuscire ad arrivare fino a Montecitorio. “Per chiedere le dimissioni di quel fantoccio” urla un giovane dal microfono. Avanti gli studenti universitari coi loro scudi-libro, la fantasia dei titoli ormai non ha più limiti, dietro i medi. Vanno per Corso Rinascimento, dove trovano chiusa la strada da tre blindati messi di traverso. Iniziano a lanciare ortaggi, prima, e petardi, poi. Scena tra l’altro simile a quella già vista mezz’ora prima a Piazza Venezia, quando l’obiettivo era arrivare sotto Palazzo Grazioli. Ma stavolta gli studenti sono di più e più decisi. La celere carica pesantemente per far indietreggiare i giovani e rimandarli a Corso Vittorio Emanuele. Qui i primi feriti e fermati. Tutto finito, penso. Adesso sarà un corteo pacifico fino a Piazza del Popolo. Presto mi ricredo.

Le banche che si incontrano sul percorso vengono prese di mire e “sanzionate”. Vetrine spaccate, bancomat che prendono fuoco. E’ solo l’antipasto di quello che succederà nel centro di Roma, un’ora dopo. Il clima è surriscaldato. Si diffonde la voce che Berlusconi sia stato sfiduciato, si esulta. Cori di giubilo. Un minuto dopo la doccia fredda. Arriva la notizia, quella vera. La risposta? Il coro “Vergogna, vergogna”. Il corteo prosegue: le macchine di lusso vengono distrutte e qualche gruppo inizia a riempirsi gli zainetti di bottiglie vuote e sampietrini. Divelgono i cartelli stradali. Viene assalita la sede della Protezione Civile. E quando un tipo, coperto dalla testa ai piedi, lancia una sassata all’Ara Pacis viene aggredito da una sorta di servizio d’ordine. “E’ un monumento, non una banca. Idiota!”. Mi scappa una risata. Torno serio quando un vigile della polizia municipale decide di attraversare il corteo con la sua moto e sfiora una manifestante. Viene letteralmente assalito e linciato dalla folla. Riesce a scappare per miracolo. Intanto si arriva a Piazza del Popolo. I partecipanti sono decine di migliaia. Il corteo riuscito. Insieme studenti e il cartello “uniti contro la crisi”, ovvero Fiom, partiti della sinistra radicale, i comitati di Terzigno e dell’Aquila e pezzi del Popolo Viola. Qui però i destini delle varie anime si dividono. Una parte del corteo decide di provare nuovamente ad arrivare a Montecitorio. Inizia a scontrarsi con la polizia a Via del Corso che sbarra loro la strada. La Fiom, i partiti e il popolo Viola lasciano la piazza. Anche se, al momento, non è arrivata nessuna dissociazione da quello che avverrà dalle 15 in poi nel centro della capitale. Ovvero una rivolta.

Una guerriglia urbana dove il morto non ci scappa per puro caso perchè un finanziere, circondato dai manifestanti, tira fuori la pistola dalla fondina. Per fortuna non spara. Scontri così in Italia non si vedono dal G8 di Genova 2001. Se da una parte ci sono le forze dell’ordine, giusto chiedersi chi ci sia dall’altra. I Black Bloc? Forse un po’ troppo riduttivo. In quella piazza rimangono infatti giovani, tanti giovani sono sotto i trent’anni. Ci sono gli universitari, riconoscibili dai loro scudi. Ci sono molti campani, forse di Terzigno. Ci sono i centri sociali romani e nazionali. Ma queste sigle fanno 10mila persone? Perchè di tante stiamo parlando nei momenti di scontro a piazza del Popolo. Non credo proprio. In quelle vie c’è una nuova generazione di ragazzi stanca di Berlusconi e delle sue politiche. “Oggi ci riprendiamo il nostro futuro” dice uno con casco in testa e mazza in mano. Qualche fila più dietro qualcuno intona “sfiduciare il governo dal basso assediando i palazzi del potere”.

Gli agenti lanciano lacrimogeni a volontà, non si respira: qualcuno vomita, altri si fanno prendere dal panico. Ma quella piazza resiste. Non indietreggia. Viene assalita una camionetta della Guardia di Finanza. Prende fuoco. E qui ritorno a Genova. La polizia è caricata da migliaiadi persone che lanciano oggetti e non temono il corpo a corpo. Agenti picchiati. Sembrano dinamiche da stadio, non credo ai miei occhi. I manifestanti non ci pensano proprio a tornare a casa. Le parole “rivolta” e “Londra” sono quelle più gettonate in piazza, oltre al classico “Roma libera, Roma libera”. I duri fronteggiamenti avvengono prima a Via del Corso e poi, più volte, a Piazza del Popolo. Gli agenti riescono a sfollare lo slargo solo caricando con gli autoblindati. E neanche qui è finito tutto. A Piazzale Flaminio nuove mazzate. Il corteo si dirama in più direzioni. Al Muro Torto si giunge nuovamente a contatto coi finanzieri. Sul Lungotevere prende fuoco una volante. I cassonetti rigirati per strada e appiccati a fuoco. Roma è paralizzata. Il traffico in tilt. Si vede fumo nero in cielo. Si sentono le sirene di ambulanza e pompieri. Partono i rastrellamenti dei manifestanti, nascosti anche nei portoni degli edifici. Bilancio della giornata? Quasi cento feriti, 41 fermati, danni un po’ ovunque, tanto spavento e una certezza: oggi in piazza non ho visto i Black Bloc.

(14 dicembre 2010)

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Il giorno di Mister Starve: un luminoso martedì di scontri tra Montecitorio e la piazza

Luogo comune ormai consolidato voleva che in Italia, a differenza di quanto accaduto in Francia come in Grecia o inInghilterra, il ruggito della piazza fosse un lontano ricordo. Ma non si era fatto i conti con Mister Starve, come lo chiamavano gli inglesi durante la rivolta di Brixton del 1981, ovvero la fame intesa come quel generale in grado di disporre come e quando la rivolta sarebbe scoppiata.
Quello che è accaduto in Italia ha una dinamica semplice quanto molto moderna. Mister Starve nelle settimane scorse ha fatto vedere agli italiani quanto stesse accadendo a Parigi, ad Atene e a Londra. Dove è stata persino assediata l’auto di Carlo e Camilla. E, quando dagli schermi televisivi trapelano le lingue delle fiamme, statene certi: prima o poi Mister Starve colpirà anche nella nazione da dove si guarda placidamente lo spettacolo in tv. It’s only a matter of time, è solo questione di tempo direbbero gli inglesi.
E così mentre il parlamento dava luminoso spettacolo di corruzione e vanagloria si sono accesi gli incidenti nella piazza romana. Il più stizzito di tutti il noto quotidiano di disinformazione del centrosinistra, La Repubblica. Ha parlato di black bloc in azione. Con quasi dieci anni di ritardo dallo scioglimenti dei blocchi neri. Ma non c’è da stupirsi. La stessa Repubblica parlava di “autonomi” negli anni ’80 e ’90 ogni volta che spuntava un incidente e sempre molti anni dopo lo scioglimento dell’area dell’autonomia. Per il quotidiano romano sincronizzarsi con la realtà storica è sempre stato difficoltoso se non impossibile. Figuriamoci oggi dove, per il tetro mondo del centrosinistra, la rappresentazione dello spettacolo deve essere: si vota in parlamento ed un popolo sconfitto al massimo può indignarsi compostamente nella speranza che le carte bollate risolvano il problema Berlusconi (come no..). Ma questa rappresentazione al massimo può andare bene a Concita De Gregorio, direttrice di un giornale che a suo tempo le masse le ha combattute aspramente, quando occhiegga a Bocchino nei talk show nella speranza di contribuire a chissà quale orrore di governo. Il popolo, si sa, quando fa sentire la sua non lo fa usando il linguaggio pretesco e moralistico dell’indignazione sterile o quello dei pettegolezzi di teatro. Il popolo quando parla tuona, di qui l’atavico timore dei potenti.
Ecco quindi che, all’arrivo di Mister Starve, proprio Repubblica si è data alla disinformazione: nel newswire ha parlato di black bloc che tirano sassi ai passanti, di studenti dell’asilo che fuggono terrorizzati per colpa degli incidenti. La solita creazione di panico. Ma il punto è che è proprio il panico che nutre Mister Starve. Più lo alimenti più le truppe di Mister Starve ingrossano le fila. Già, ma chi sono le truppe del generale che cresce naturalmente in proporzione allo spettacolo della boria e della corruzione delle classi dirigenti?
Sempre Repubblica, è il progressismo che corre in soccorso del padrone nei momenti difficili, ha sentenziato: “nella mattina manifestazione pacifica di universitari, studenti medi, Fiom, terremotati dell’Aquila”. E nel pomeriggio chi c’era, secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro? Gli alieni?
Si tranquillizzino tutti. Mister Starve recluta tra gli umani. Recluta tra gli studenti, i precari, come tra lavoratori con il mutuo. E’ una leva composita la sua: non fa questioni di età, di sesso ma recluta tra i motivati a non farsi prendere in giro dallo spettacolo delle feste dei potenti nei momenti in cui il popolo rischia la fame. E le truppe di questo generale trovano i più invisibili dei fiancheggiatori: l’edicolante stanco di vedere tutti i giorni i potenti che sfrecciano davanti all’edicola con le macchine rombanti, la signora che al mercato comincia a imprecare contro la crisi, il pensionato che un tempo ha fatto l’autunno caldo. E più queste figure si rendono conto che Mister Starve è arrivato meno terrà un’opposizione fatta tutta per venire in soccorso al Cavaliere.
Nonostante lo spettacolo alle camere, la piazza ha già sfiduciato Berlusconi. Che può ben cavarsela con Fini. Ma l’avversario più insidioso, quando precipita la crisi, è proprio Mister Starve. E se questo signore decide di soggiornare in Italia, non ci saranno Minzolini, ballerine o spettacoli che terranno. Il popolo, come sa Maria Antonietta, non lo si contenta con le brioches.

per Senza Soste, nique la police

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Il fuoco della conoscenza

di GIGI ROGGERO

É istruttivo ricostruire la giornata del 14 dicembre 2010 attraverso le convulse e affannate cronache del sito di Repubblica. Fin dal primo mattino, fiduciosi nella sfiducia all’ormai impresentabile bubbone Berlusconi, l’attenzione si è concentrata sull’aula parlamentare, sul frenetico inseguimento delle voci di corridoio, sulle ultime compravendite di voti. Le manifestazioni di piazza, dopo essere state accarezzate e coccolate per settimane, sono relegate a metà pagina, eco di contorno di un popolo pronto a inneggiare alla caduta del tiranno. Si capisce: ora, a un passo dall’auspicata uscita di scena del malvagio di Arcore, il problema è ricondurre tutto alla soluzione istituzionale. Ma poco prima dell’ora di pranzo prendono corpo i fantasmi del colpo fallito: al gruppetto capeggiato da Calearo, ultima perla lasciata in eredità dal geniale Veltroni, si aggiungono le futuriste Siliquini e Polidori. Quest’ultima ci restituisce l’immagine simbolo non solo della giornata, ma di un’era politica: la proprietaria del Cepu ha venduto il proprio voto per salvare un’impresa in cui da oggi, oltre alle lauree, si possono comprare anche le fiducie parlamentari. Ecco l’investimento in formazione e ricerca, ecco l’idea di università che agita i sonni della maggioranza e delle opposizioni! Non si capisce più chi ha tradito chi, semplicemente perché la posta in palio non è un progetto politico, ma la sopravvivenza di ceti politici. Tra cavaliere e cavallo non c’è differenza. Tutto il resto è storia nota: il badogliano Fini è sconfitto (evviva!), Berlusconi – mischiando Pirro e Romolo Augusto nell’avanspettacolo – prolunga la propria agonia da animale braccato e consegna i suoi ultimi mesi nelle mani della Lega, lo spettatore Bersani contempla la propria impotenza, i mercenari dell’Italia dei Valori dimostrano di che pasta è fatto il partito giustizialista.
Allora lo scenario cambia rapidamente: bisogna ridare la parola alle piazze. Dal sito di Repubblica rispuntano ovunque cortei e mobilitazioni, il messaggio è che il popolo protesta contro la mancata caduta di Berlusconi. Come tutti i popoli, è anche questo disincarnato, surrettizia unità di individui privi di voce e soggettività, dunque in attesa di farsi rappresentare. Ecco che, però, il reale squarcia il reality show. Non c’è più piazza del popolo, perché il popolo si spacca: studenti e precari si riprendono ciò che è loro, da Londra all’Italia le fiamme illuminano la strada verso una nuova Europa. Il sito impallidisce terrorizzato: dov’è finito il popolo educato dell’anti-berlusconismo, dove sono andati gli immaginari bravi ragazzi che piacciono a XL e che si difendono con la cultura e i libri? Scomparsi, e al loro posto ecco calare da chissà dove i black bloc. Il sapere non è più la sacra icona del pubblico da difendere, ma è una mostruosa arma con cui fare male al nemico. É l’intelligenza collettiva di organizzarsi nello spazio metropolitano, di rendersi imprendibili, di farsi sciame e di attaccare nei punti migliori.
I buoni e i cattivi, storia nota si potrebbe pensare. E invece, qua c’è una grande novità. A prendere parola, collettivamente e in modo giustamente furioso, è una generazione di studenti, precari e operai che ha una percezione assolutamente corretta della propria condizione: mobilità sociale bloccata, indebitamento per il welfare, assenza di reddito e garanzie, declassamento come orizzonte permanente. L’assenza di futuro è, innanzitutto, insopportabilità del presente. Sono passati due anni dall’Onda, dall’illusione che mettendo in galera i corrotti si risolvesse la propria condizione di precarietà. La crisi ha scavato a fondo. Le lotte hanno determinato la crisi, la crisi ha lavorato per le lotte: nelle assemblee di scuole e università i discorsi sulla meritocrazia si indeboliscono, non si sentono quasi più quelli sulla legalità o la giustizia. La linea discriminante non corre più tra violenza e non-violenza, ma tra violenza dei governi, della polizia e delle banche, e forza costituente. Studenti medi e appena entrati all’università, i veri soggetti nuovi del movimento, sono radicali nei comportamenti e nell’espressione di piazza perché hanno afferrato la radice della questione: o si trasforma tutto, o la crisi la pagheremo noi. Insomma, a bruciare sulle barricate dei palazzi assediati è la fiducia non solo in questo o quel governo ma nella speranza, che – come Monicelli ci ha insegnato – è una trappola dei padroni.
É questo il motivo per cui i cortei studenteschi incontrano questa diffusa solidarietà, perfino quando bloccano gli snodi centrali della comunicazione e del traffico metropolitano nelle ore di punta. Non perché sono i giovani bravi ed educati che sogna Repubblica, ma perché a partire dalla loro parzialità parlano il linguaggio della generalizzazione contro l’interesse generale – quello del paese e dunque dei Montezemolo e dei Marchionne. Perché parlano il linguaggio della lotta alla precarietà permanente, della riappropriazione della ricchezza comune, dell’autonomia e della libertà – quella senza popolo e contro l’imposizione del futuro. Perché parlano un linguaggio di classe. Chi pensa di poter ricondurre i conflitti e questo processo di soggettivazione nei codici della compatibilità rappresentativa o alla difesa dell’università pubblica, chi pensa che finita la battaglia si ritorni allo status quo ante ha sbagliato i propri conti, né più né meno delle odierne maggioranze e opposizioni. Lo avevamo detto: il Ddl Gelmini è un casus belli, la guerra vera inizia ora. Dove qualcuno tifava per un 25 luglio, si è aperta la strada di un 25 aprile. In serata, allora, il quadro istituzionale si ricompone unanime intorno alla condanna degli studenti e dei precari. Vuol dire che hanno paura. Era ora.

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Abbandoniamo le illusioni prepariamoci alla lotta

Quello che sta accadendo a Roma e in molte altre città italiane, mentre un Parlamento di corrotti festeggia la vittoria del Mammasantissima, quel che è accaduto a Londra giovedì scorso mentre un Parlamento di traditori votava la distruzione della scuola pubblica, è l’inizio del nuovo decennio.

Sarà un decennio di conflitto e di autodifesa da parte della società, contro una classe dominante violenta, corrotta, assassina, contro il capitalismo finanziario che affama letteralmente la società, contro la mafia che occupa i posti di potere per spartirsi le risorse prodotte dal lavoro.

L’enorme massa di studenti, ricercatori, cittadini lavoratori che si sono dati appuntamento a Roma  non aveva l’obiettivo di abbattere un governo di mafiosi per istaurare un governo di sfruttatori e di assassini.  L’obiettivo dei movimenti è distruggere il potere nei suoi fondamenti, portare il conflitto in ogni luogo, destabilizzare continuamente l’ordine dello sfruttamento e dell’ignoranza, restituire autonomia alla società, conquistare reddito.

Ora sappiamo che nel pozzo nero di Montecitorio siede una maggioranza di venduti, di corrotti. Il Mammasantissima che governo a Palazzo Chigi li ha comprati con i soldi depredati ai lavoratori, alla scuola, alla società intera. Non rispetteremo la legge dei mafiosi e dei venduti. Dovunque porteremo la rivolta, organizzxeremo il bisogno di autonomia dal capitale.

Gli studenti di Roma hanno risposto come avevano fatto gli studenti di Londra qualche giorno prima: occupando la città, difendendo il loro diritto di manifestare, dichiarando che l’insurrezione europea è iniziata, e durerà per tutto il tempo necessario.

Durerà. Non è una breve esplosione, è il levarsi in piedi di una generazione, è la dichiarazione di autonomia dell’intelligenza collettiva dalla putredine di un sistema corrotto, violento, ignorante e  moribondo. E’ il cambio di clima culturale che annuncia un decennio di conflitto e di costruzione di un mondo libero dallo sfruttamento.

Franco “Bifo” Berardi

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14 Dicembre- diretta della Manifestazione a Roma- Que se vayan todos!

16:00 ROMA – GLI STUDENTI MEDI E UNIVERSITARI SI STANNO DIRIGENDO IN CORTEO VERSO LA SAPIENZA. BLOCCHI DEL TRAFFICO NELLA CAPITALE
Scontri si spostano verso il Pincio125
Gli incidenti che ancora proseguono nel centro di Roma sembrano spostarsi nella zona del Pincio dove i manifestanti, caricati dalle forze dell’ordine, si sono spostati. Le forze di polizia hanno, ormai, indossato le maschere anti gas e rispondono agli attacchi con cariche e folto lancio di lacrimogeni
15:36
Barricata in Piazza del Popolo124
I manifestanti hanno costituito una barricata tra piazza del Popolo e via del Corso con traverse di legno e una macchina, a cui hanno poi dato fuoco.
15:15
Violenti scontri su via del Corso Roma tra manifestanti e forze di polizia. Almeno una decina i ragazzi fermati, mentre continua il lancio di oggetti e pietre degli studenti. Cariche anche dei finanzieri dalla vie laterali per respingere i manifestanti. Una ragazza colpita alla testa ha avuto un malore.
15:05
Ferito un manifestante in via del Corso108
Un manifestantè è rimasto ferito negli scontri in via del Corso ed è stato allontanato dagli agenti
15:03
Guerriglia nel centro di Roma107
Proseguono gli scontri lungo il Corso, via Tomacelli, piazza Augusto Imperatore. Molti cassonetti sono stati rovesciati
14:50 Altri momenti di tensione si stanno vivendo in via del Corso all’altezza di Largo dei Lombardi dove una parte degli studenti si sono staccati dal corteo ed hanno assalito uno schieramento della Guardia di Finanza in questo momento fatto oggetto di lanci di ogni genere. Le camionette, prese letteralmente d’assalto, stanno indietreggiando.
ROMA-I COMITATI DI CHIAIANO,MUGNANO,GIUGLIANO,CON I COMITATI AQUILANI,SANZIONANO IL PALAZZO DELLA PROTEZIONE CIVILE E LASCIANO ANCHE LÌ SIMBOLICI SACCHETTI.
14:41 TORINO – OCCUPATO IL MIUR
Lo svincolo di Cosenza nord dell’ autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria è chiuso a causa di una manifestazione promossa da un gruppo di studenti dell’ Università della Calabria contro la riforma degli atenei promossa dal Ministro Gelmini. Gli studenti hanno raggiunto lo svincolo dell’autostrada, provocandone il blocco, dopo avere tenuto un’assemblea nell’Aula magna dell’Università, che è da tempo occupata.
14:01
Milano, uova contro sede Pdl88
Un gruppo di studenti ha lanciato uova stamani contro le finestre della sede milanese del Pdl in viale monza. Un gesto che, secondo il coordinatore lombardo Guido Podestà, “va iscritto nel cerchio dei reiterati gesti di violenza di coloro che non vogliono percorrere la strada del dialogo civile per uscire da un clima reso artatamente avvelenato”.
14:00
Siena, striscione contro Gelmini sulla Torre del Mangia87
Uno striscione con la scritta ”Sì alla scuola, no alla guerra” di protesta nei confronti della riforma Gelmini è stato esposto per circa dieci minuti questa mattina dalla sommità della Torre del Mangia, in piazza del Campo a Siena. La Torre è stata chiusa ai turisti per qualche minuto e gli autori del gesto sono stati identificati dalla Polizia Municipale: sono due ragazzi di Siena, uno studente universitario e uno delle scuole superiori. Ad attenderli sotto la Torre, in Piazza del Campo, c’era un gruppo di una cinquantina di studenti dell’universita’ e delle scuole.
13:53 Vetrine spaccate su Corso Vittorio Emanuele a Roma da uno spezzone del corteo composto dai giovani dei Centri sociali. I più indossano caschi o cappucci e hanno il volto coperto. Alcuni di loro si sono staccati dal corteo e hanno spaccato alcune vetrine. In disaccordo gli studenti medi e universitari, tanto che alcuni di loro sono entrati a chiedere scusa ai negozianti. (diretta repubblica)
13:45 MANIFESTANTI DAVANTI ALLA CAMERA
13:35 DOPO UN DIFFICILE MOMENTO IN CUI L’ARIA È DIVENTATA IRRESPIRABILE IL CORTEO CONTINUA PER LE VIE DEL CENTRO DI ROMA DIRETTO AL SENATO.
13:30 cariche vicino palazzo madama, ASSEDIATA LA SEDE DELL’ASSOCIAZIONE REGIONALE SICILIANA
13:30 scontri nel centro di roma
13:25  tensioni a milano a piazza fontana
lancio di bombe carta e bottiglie a roma
13:15 SIAMO QUASI A MONTECITORIO!
> 13:05
ROMA – IL CORTEO VA AVANTI

13:02 ROMA – PETARDI UOVA E IMMONDIZIA SU PALAZZO GRAZIOLI BLINDATO DALLE FORZE DELL’ORDINE

ore 12:55 ROMA – BLINDATI BLOCCANO STRADE LATERALI VERSO MONTECITORIO…IL CORTEO AVANZA
ore 12:53 milano, colpita la sede banca di mediolanum
ore12:37 GENOVA – OCCUPATO IL VARCO PORTUALE DI PONTE ETIOPIA
ore 12:30 ROMA- LA TESTA DEL CORTEO È ARRIVATA ALL’ALTARE DELLA PATRIA. HA INCONTRATO LO SPEZZONE DI UNITI CONTRO LA CRISI CHE ORA SI UNIRÀ AL CORTEO!
12:30 PALERMO – RICERCATORI OCCUPANO IL RETTORATO

ore 12:30 Al passaggio del corteo in via Cavour due signore si sono affacciate alla finestra di un palazzo e hanno esposto un foglio con scritto “Siamo con voi”. Il corteo le ha accolte con un lungo applauso.

ore 12:20: traffico in tilt anche a catania, uova e fumogeni contro sede pdl a torino

ore 12:10 PALERMO – DOPO LA STAZIONE E L’AEROPORTO 10.000 STUDENTI BLOCCANO ANCHE GLI ACCESSI AL PORTO

ore 12: si stanno muovendo tutti e due i cortei, dal colosseo e dalla sapienza. occupata la borsa a milano, occupato aeroporto palermo

ore 11: al senato c’è la fiducia, il corteo è partito da poco dalla sapienza, situazione tranquilla, centro blindato da più di 2000 agenti

da domani mattina (14/10) diretta delle manifestazioni di roma

IL GOVERNO NON SARA’ SFIDUCIATO DAGLI INTRIGHI DI PALAZZO, MA DALLA RABBIA SOCIALE!

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Università/ Continuano proteste Erasmus,oggi a Francoforte-Berlino

da Apcom

Roma, 13 dic. (Apcom) – Prosegue anche in diverse università europee la protesta contro la riforma Gelmini degli studenti universitari italiani che stanno svolgendo un programma Erasmus all’estero. Ieri, il giorno ‘clou’ dell’iniziativa, si sono mobilitati gli studenti che studiano ad Adana, Amburgo, Barcellona, Bucarest, Budapest, Cordoba, Dresda, Dublino, Falun, Lione, Londra, Madrid, Oviedo, Porto, Siviglia e Tartu. Oggi sarà la volta di quelli a Francoforte e Berlino.

“La nostra è e sarà un’unica voce, in quanto avvertiamo la necessità di far arrivare un segnale forte di soldiarietà verso tutti quelli che protestano in Italia e di affermare il nostro rifiuto verso questa riforma – dicono gli Studenti Italiani all’estero in Mobilitazione – Una riforma che si pone nel solco dei ripetuti tentativi di questi anni di distruggere il sistema dell’istruzione e della ricerca pubblica attraverso tagli indiscriminati, una finta riforma dietro la quale si nasconde una serie di provvedimenti che porterà l’università pubblica ad avere un ruolo di sempre minore importanza rispetto ai centri di ‘eccellenza’ privati, ai quali le risorse vengono aumentate”.

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Comunicato, video e rassegna stampa sul presidio del 9 dicembre in piazza iv novembre

Comunicato sulla giornata

Gli studenti tornano in piazza (corriere umbria)

Tagli, tornano le proteste (messaggero)

Studenti in piazza IV novembre – video (umbria24)

Foto studenti a Perugia il 09.12.10

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Perugia – Student@ e precar@ in piazza per i diritti

Foto studenti a Perugia il 09.12.10

verso il 14 dicembre! que se vayan todos!

9 / 12 / 2010

Questa mattina student@ e precar@ hanno invaso ancora una volta il centro di Perugia, in occasione di una giornata che ha visto mobilitazioni in diverse città italiane, in vista del grande assedio di Montecitorio previsto per il 14 dicembre.

I manifestanti hanno presidiato la centralissima Piazza IV Novembre, mettendo striscioni, cartelloni e manifesti sullaFontana Maggiore, uno dei monumenti simbolo della città. Al presidio si sono uniti anche decine di studenti dell’Istituto Tecnico per Geometri “Arnolfo Di Cambio”, in fase di Pre-Occupazione.

Nel corso della mattinata si sono susseguiti tanti interventi al microfono aperto, molti dei quali si sono concentrati sulla questione dei tagli al diritto allo studio, che a Perugia si sta declinando in maniera drammatica. A partire dal prossimo anno oltre i tre-quarti degli aventi-diritto perderanno non solo la borsa di studio, l’alloggio e la mensa, ma saranno “costretti” a restituire i soldi e le provvidenze avute quest’anno. La situazione diventa ancora più delicata per i numerosi migranti iscritti all’Ateneo perugino o all’Università per stranieri: molti di questi saranno a rischio espulsione nel momento in cui non avranno più la borsa di studio.

La manifestazione di oggi è un importante passaggio per riaffermare con forza che la battaglia sui dirittinon si ferma al Ddl Gemini, ma produce intrecci complessi che coinvolgono e rendono protagonisti tutt@:studenti e precari, migranti e lavoratori. Tutti insieme per un diritto allo studio ed ai saperi autoriformati, per un nuovo diritto di cittadinanza e  per un reddito per tutt@.

Il 14 dicembre portiamo a Roma la nostra rabbia e la nostra passione.

Uniti contro la crisi.

Uniti per i diritti.

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Prossimi appuntamenti / 6 – 14 Dicembre

Lunedi 6 ore 21 Assemblea al Collegio Studentessa

Martedi 7 ore 16:30 Ci vediamo all’Aula i/2 di matematica per condividere il materiale foto/audio/video delle mobilitazioni di questo autunno. Il 10 sarà allestita una mostra sulla mobilitazione durante la serata benefit al cs

Martedi 7 ore 17 in poi HC Benefit Night @ CS ex mattatoio

Giovedi 9 ore 9:30 Presidio in Piazza IV Novembre – Que se vayan todos!

Giovedi 9 ore 21 Autoinchiesta @ Collegio di Agraria occupato (luogo da confermare). Parliamo un po’ di questa mobilitazione, chi siamo, perchè ci siamo mobilitati, etc…

Venerdi 10 ore 22 Serata benefit @ CS ex mattatoio

Martedi 14 ore 8 Pullman da Perugia per Roma – Que se vayan todos! (il governo non sarà sfiduciato da intrighi di palazzo, ma dalla rabbia sociale!)

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